Regia di John Huston vedi scheda film
Il Mistero del Falco è una pietra miliare del genere noir e per tanta gente risulta essere il film fondatore del genere noir. Discussioni storiche a parte, direi che ci troviamo sicuramente innanzi ad un piccolo ma grande capolavoro, ma cosa più importante di tutto, quest'opera segna il debutto alla regia di John Huston, in precedenza solo sceneggiatore di svariati film (anche qui ne cura lo script, pratica inconsueta ad Hollywood anche per i giorni nostri).
Del regista, in precedenza avevo visionato solo tre film; La Regina d'Africa, Gli Inesorabili e Fuga per la Vittoria, ma Il Mistero del Falco li tritura semplicemente tutti.
Tutta la pellicola gira intorno alle investigazioni di Sam Spade (Humprey Bogart) che deve cercare per conto di Miss Ruth Wonderly, sua sorella scomparsa che gira con un tipo poco raccomandabile. Purtroppo il suo socio Archer viene fatto fuori, così Spade decide di vendicarlo mettendosi sulle tracce dei colpevoli, trovandosi così in un complesso intrigo ruotante intorno ad un manufatto sottoforma di falco che in realtà è fatto di un metallo prezioso.
I punti di interesse del film, sono sicuramente le atmosfere cupe, la poca azione, intreccio complesso (in effetti ci si perde nei particolari e nel mare delle informazioni; non tutto sembra filare per bene), dialoghi serrati (un po' di fluidità non sarebbe guastata in questo campo... ma Huston non è Wilder), grande uso della profondità di campo (che immediatamente recepisce la lezione impartita da Quarto Potere un anno prima), la quale però non fa' che rendere il tutto ancor più claustrofobico visto che la pellicola risulta ambientata in spazi interni per il 99 % della sua durata effettiva. Da notare le perenni inquadrature sui soffitti, che non fanno altro che rendere ancor più compresso lo spazio in cui si muovono i nostri personaggi. L' immagine tipica del Mistero del Falco quindi è di un nero pulsante di vita, come se a tutti gli effetti fosse un personaggio vero e proprio del film.
Parte delle lodi, vanno fatte ad un immenso Humprey Bogart per come tratteggia Sam Spade; l'attore m'ha semplicemente conquistato dal primo all'ultimo frame della pellicola. Ha tre espressioni (di cui una con la sigaretta) contate per l'intera durata del film, ma sono tutte quelle necessarie che gli servono per tratteggiare questo scaltro e oscuro investigatore immerso sempre più in faccende torbide dove l'unica luce che é presente, risulta essere quella artificiale; in poche parole, Bogart ha un enorme aderenza al ruolo come pochi altri attori sapevano (e sanno) fare. Carismatico, ironico, anti-eroe, cinico etc... in poche parole quel che si dice un vero e proprio figo. Il (futuro) mito di Casablanca si conferma ancora una volta implacabile; l'avevo visto oltre che in quel capolavoro di Casablanca, solo in quel capolavoro di Sabrina e nell'ottimo La Regina d'Africa (sempre di Huston), ma qui é al 100% delle sie capacità attoriali o quasi. Bogart riesce a rendere credibile e tangibile un personaggio che per il 60% parla per frasi fatte (in Casablanca la percentuale sfiorerà il 100%).
L'indimenticabile battuta finale che consegnerà il film per sempre alla memoria del pubblico, é un perfetto sugello di chiusura nei confronti di questa torbida vicenda di personaggi ambigui (Mary Astor la prima e indimenticabile femme fatale) e poco chiari, immersi in vicende intricate quanto oscure, dove il bene ed il male s'incrociano in continuazione, cambiando fazione a seconda della convenienza del momento dettata dal soldo.
Non ho nient'altro da aggiungere su questa pellicola, se non di vederla assolutamente.
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