Regia di John Huston vedi scheda film
- “È pesante, che roba è?”
- “La roba di cui sono fatti i sogni.”
San Francisco.
Due detective privati ascoltano una bella e indifesa donna che cerca aiuto per rintracciare la sorella scomparsa, questo è l’incipit de Il Mistero del falco (The Maltese Falcon) ma come sempre nel noir niente è come sembra e la verità si nasconde nell’ombra, Miss O'Shaughnessy (Mary Astor) racconta balle ma nessuno le crede, soprattutto quel furbone di Sam Spade (Humphrey Bogart) che la guarda sornione e divertito mentre si prende i dollari di un lavoro che si rivelerà sporco e pericoloso.
Talmente pericoloso che il suo collega ci lascia subito le penne, la donna scompare nel nulla e strani e ambigui personaggi fanno il loro ingresso in scena, uomini come l’effeminato Joel Cairo (un viscido Peter Lorre) prima nemico e poi alleato del massiccio Mr. Gutman (Sydney Greenstreet), tra trappole e delitti si mette in moto una misteriosa caccia al tesoro, la corsa ad un fantomatico falcone maltese, la pietra raffigurante l’imponente uccello nasconde dietro una ben studiata copertura nera la ricchezza di un valore inestimabile, ma metterci le mani sopra sarà una vera impresa.
Secondo una certa corrente critica la fortunata stagione del noir a stelle e strisce inizia proprio con Il Mistero del falco diretto da John Huston, in realtà rimane difficile stabilire cronologicamente un vero punto di partenza visto che il genere nasce da molteplici contaminazioni narrative e da influenze stilistiche che arrivano da molto lontano (tra tutte l’estetica espressionista dei maestri tedeschi), alla fine poco importa perché l’unica cosa fondamentale è che il film di Huston si pone come un caposaldo del noir, una pellicola che nel suo dna racchiude tutti gli elementi che faranno la fortuna di questo affascinante e conturbante filone cinematografico.
Tra gli anni ’30 e l’inizio dei ’40 Dashiell Hammett veniva conteso dai grossi Studios di Hollywood a suon di dollari, con l’avvento del sonoro il cinema aveva un gran bisogno di storie potenti e realistiche e di sceneggiature brillanti, il riconosciuto padre dell’hard boiled era in grado di fornire racconti pieni di ritmo e personaggi affascinanti, fu la Warner ad assicurarsi per la notevole cifra di 8500 dollari i diritti per l’adattamento cinematografico de Il Falco Maltese.
Il primo film vide la luce nel 1931 diretto da Roy Le Ruth con Ricardo Cortez nel ruolo di Spade, nel ’36 esce una seconda versione intitolata Satan met a Lady con una giovane Bette Davis, dirige William Dieterle, la storia è pressochè la stessa ma alcune varianti lo rendono un adattamento spurio.
Il successo vero arriva infine con il film dell’esordiente John Huston, al quale la Warner affida la regia del remake consapevole delle sue ottime doti di sceneggiatore, ne escè fuori senza dubbio il miglior adattamento da un opera di Hammett compresi quelli prodotti dalle altre major (Piombo e Sangue, tutta le serie de L’uomo Ombra, La chiave di vetro), considerato dai produtori alla stregua di un b-movie per tastare le qualità del regista il film sorprende tutti, un cocktal perfetto di intrigo, cinismo e passione, un condensato di puro noir al 100%, merito di un sceggiatura a prova di bomba scritta dallo stesso Huston e rispettosa dell’opera originaria.
Il film ha moltissimi meriti, uno dei tanti è quello di aver lanciato definitivamente Bogart (reduce dal successo de Una pallottola per Roy), l'attore fu scelto come ripiego dopo il rifiuto di George Raft, al tempo stella di prima grandezza del firmamento Hollywoodiano, anche Mary Astor arrivò in seconda battuta, sostituì infatti Geraldine Fitzerald, gli altri due big del cast furono invece una precisa richiesta di Huston, che pescò l’esordiente 60enne Sidney Greenstreet (molto attivo a teatro) e la maschera perfetta di un Peter Lorre, sempre a suo agio in ruoli ambigui da serpente a sonagli.
La trama nel complesso è abbastanza lineare, siamo lontani dagli sviluppi contorti di un altro grande classico del noir come Il grande sonno (da Chandler) ma questo non pregiudica l’intensità del racconto, un opera che si regge egregiamente sulla grandiosa sceneggiatura, ricca di battute brillanti e di ottime caratterizzazioni, da questo punto di vista si toccano vette notevoli nei duelli verbali tra Bogey e la Astor, lei che recita la parte della brava ragazza in pericolo, che piange e cerca la protezione di un uomo dai saldi principi morali, lui che invece si diverte come un matto a vederla in azione “Sei brava…sei davvero brava!” le dice con un sorriso beffardo e cinico stampato in faccia.
John Huston del resto era un vero professionista della scrittura, già da molti anni impegnato con la Warner Bros (Il sapore del delitto, La figlia del vento, Il conquistatore del Messico), il suo esordio alla regia rappresenta un naturale passo in avanti, un primo e decisivo salto verso una carriera costellata di tanti grandi film, molti dei quali legati da tematiche caratteristiche riconducibili proprio a questa opera prima.
A ben vedere la caccia al Falcone Maltese (simbolo fallace delle debolezze umane) sarà poi ripresa in almeno due famose pellicole successive, le similitudini con Giungla d’asfalto e soprattutto con Il tesoro della Sierra Madre sono lampanti, in entrambe le opere un gruppo di personaggi si perde nella ricerca di un tesoro che non troverà mai.
Film fondamentale per gli amanti del noir e più in generale per chi ama il grande cinema, girato quasi tutto in interni si giova di una messa in scena perfetta, di un cast strepitoso e di una sceneggiatura che è senza dubbio il vero punto di forza dell’opera, una parte narrativa che trasporta su schermo con efficacia tutte le peculiarità della prosa di Hammett, quindi personaggi caratterizzati da una perenne ambivalenza morale (bene e male sono due facce intercambiabili della stessa medaglia), atmosfere ambigue dominate da misteri e menzogne e relazioni spesso immorali che al tempo fecero scandalo.
Del resto in quegli anni oltre che con il Codice di censura Hays bisognava fare i conti anche con la caccia alle streghe del senatore McCarthy, Hammett finì nella lista nera e la sua ultima sceneggiatura passata per Hollywood fu Il canto dell’uomo ombra del 1947.
Il suo nome venne rivalutato (almeno in ambito cinematografico) solo anni dopo grazie all’opera di Coppola e Wenders che nel 1982 gli dedicarono il film tributo Hammett - Indagine a Chinatown.
Tre nomination agli Oscar, miglior film, miglior sceneggiatura non originale e miglior attore non protagonista a Greenstreet, ma incredibilmente nessun premio, Walter Huston padre del regista e attore di un certo peso (Oscar per Il tesoro della Sierra Madre) compare non accreditato in un brevissimo ruolo, interpreta il Cap. Jacobi che consegna il falcone a Spade.
Consigliata la visione il lingua originale, doppiaggio italiano non dei migliori.
- “Se farai la brava sarai fuori fra vent’anni, ti aspetterò…se ti impiccheranno, ti ricorderò per sempre.”
Voto: 8.5
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