Regia di Ernst Lubitsch vedi scheda film
La regina di Sylvana richiama in patria l’ambasciatore a Parigi, uomo affascinante al centro di vari scandali sessuali. Alla vista dell’uomo, la regnante non sa resistere e lo chiede in sposo. Ma, per quanto possa essere bella la regina e interessante le prospettiva di fare il principe consorte, ben presto l’ex diplomatico si stanca della sua nuova vita.
Tratto dall’omonima commedia teatrale firmata da Leon Xanrof e Jules Chancel con una sceneggiatura di Ernest Vajda e Guy Bolton, musiche originali di Victor Schertzinger e testi di Clifford Grey, Il principe consorte è noto quantomeno per essere il primo film dell’epoca del sonoro diretto da Ernst Lubitsch, già piuttosto quotato come regista di commedie sentimentali. In questo caso il Nostro sfoggia il suo miglior mestiere per tenere in piedi una storiella esile esile incentrata su due personaggi decisamente stereotipati – la donna forte, l’uomo da lei soggiogato – e mostrare i prevedibili rivolgimenti e sconvolgimenti della coppia che portano ciascun partner a interpretare il ruolo che tradizionalmente gli compete. Per il 1929 va benissimo così, si capisce, e ciò che va ricercato in questa pellicola non sta nemmeno tanto nei contenuti, quanto nell’abilità da parte di Lubitsch di raccontare la solita storia, ma con una nuova identità che non prevede solamente dialoghi, ma anche frequenti parti cantate dai protagonisti. La coppia centrale è ben assortita: il francese Maurice Chevalier e l’americana – debuttante sullo schermo – Jeanette McDonald, entrambi provenienti dal mondo della musica; al loro fianco, fra gli altri, va senz’altro ricordato Lupino Lane nel ruolo più leggero del film, quello del servitore di Alfred/Chevalier. Memorabile infine la primissima sequenza canora che vede latrare in coro anche un gruppetto di cani parigini. 6/10.
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