Nella Russia del 1917 Natascia, attrice del Teatro di Kiev, riesce a far fuggire a prezzo della propria vita il generale Alexander (Emil Jannings) di cui è innamorata. Il generale assiste alla morte di lei e ne rimane profondamente scosso. Alcuni anni dopo Andreiev, ex direttore del Teatro, è a Hollywood per girare un film sulla fine della Russia zarista. Tra le comparse Andreiev riconosce il vecchio generale, ormai divenuto un barbone, e lo assume per fare il ruolo di se stesso. Nonostante la sequenza della rivolta, non è la cosa migliore del periodo muto di Von Sternberg. Tratto da un soggetto di Lubitsch. Oscar per Emil Jannings.
Sebbene sia una delle opere migliori del periodo muto, “The Last Command” di Josef von Sternberg non è menzionato da molti. Ispirata da un aneddoto raccontato da Ernst Lubitsch a uno degli sceneggiatori (Lajos Bíró), la storia parla dell’ascesa e del tracollo dell’orgoglioso condottiero Sergio Alexander (Emil Jannings), ex… leggi tutto
Josef von Sternberg è un regista americano che ha finito per essere identificato come "il regista della Dietrich", e sicuramente lo è stato perché i sette film realizzati insieme costituiscono una delle più lunghe e fra le migliori collaborazioni artistiche fra un regista e un'attrice/musa, ma andrebbe riscoperto anche per i film che non vedono presente la diva…
Sebbene sia una delle opere migliori del periodo muto, “The Last Command” di Josef von Sternberg non è menzionato da molti. Ispirata da un aneddoto raccontato da Ernst Lubitsch a uno degli sceneggiatori (Lajos Bíró), la storia parla dell’ascesa e del tracollo dell’orgoglioso condottiero Sergio Alexander (Emil Jannings), ex…
Una raccolta sui film in cui vengono raccontati i retroscena, i dietro le quinte, i trucchi, la lavorazione, le storie degli attori durante il lavoro: tutto ciò che riguarda la costruzione dell'opera…
Mancanti:
- Nijûshi no hitomi (1954)
- It Always Rains on Sunday (1947)
- Went the Day Well? (1942)
- Me and My Gal (1932)
- Gardiens de phare (1929)
- The Blue Bird (1918)
Uno dei capolavori più nascosti della genialità di Sternberg, il film costituisce una riflessione profonda sull'orgoglio e la professionalità non solo militari, collegandosi pure ad elementi pirandelliani (Pirandello era autore molto amato dal regista) come la volontà del "personaggio" di farsi "persona" per ridare un senso al proprio passato. Non si avverte affatto quel turgore…
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