Regia di David Lynch vedi scheda film
John Merrick (Hurt) è un ventunenne colpito da neurofibrosi multipla, una rarissima malattia che gli ha completamente deformato la faccia e il corpo. Viene sfruttato da un lurido ubriacone come fenomeno da baraccone, esposto brutalmente al pubblico e bastonato a dovere. A lui si interessa il dottor Treves (Hopkins), che trova il modo per sottrarlo dalle grinfie del suo sfruttatore presentandolo a una conferenza medica e facendolo ricoverare nella clinica dove lavora. Ma qui le traversie di Merrick non sono ancora finite: prima l'alta società della Londra vittoriana (siamo a metà ottocento), quindi un portantino della stessa clinica continuano a trattare lo sventurato ragazzo colmo di sentimenti e nobilissimo d'animo come un freak da esporre al pubblico ludibrio o, a seconda dei casi, da compatire.
Con The elephant man, a 35 anni David Lynch firma il suo capolavoro assoluto, un'opera imperniata sul contrasto tra il bene e il male, un apologo - tratto da una storia vera - sul diritto a una vita normale anche per gli ultimi. Girato in un bianco e nero che conferisce al film tinte gotiche, The elephant man riesce a rimanere sobriamente in equilibrio rispetto a qualsiasi tentazione buionista e a reggere egregiamente il peso degli anni, nonostante qualche allettamento didascalico sull brutalità del volgo, l'ipocrisia dell'aristocrazia londinese, la rettitudine degli esclusi e via sociologizzando.
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