Regia di Barry Levinson vedi scheda film
«Gooooood morning, Afghanistan!» potrebbe dire, senza scomporre i tasselli impassibili della sua maschera comica, Bill Murray atterrando a Kabul, dove intende portare sollievo e rock’n’roll alle truppe statunitensi, come già faceva il dj Robin Williams in Vietnam. Nei panni del manager musicale Richie Lanz, molto male in arnese, tenta di far sfondare il mediocre talento della sua protetta Zooey Deschanel sui palchi delle basi militari, ma la stellina fugge col suo passaporto. Lasciandolo in balìa di una serie di personaggi che compongono un teatrino satirico degli americani “occupanti”, di un cinismo che non strappa risate: il contrabbandiere di pallottole spuntate Danny McBride, la prostituta dal cuore (e non solo) d’oro Kate Hudson e un truce Bruce Willis torturatore di talebani. Fin qui Barry Levinson sa il fatto suo: costruisce una zona di guerra astratta e grottesca, parente stretta della buffonata data in pasto ai media nel grande Sesso & potere. Ma il copione di Mitch Glazer punta altrove, all’edificante storia della giovane pashtun Salima, che grazie al casuale incontro con Richie diventa la prima donna a esibirsi nel talent Afghan Star. Lo show esiste davvero, il ruolo di Salima è modellato sulla vera Setara Hussainzada (cui il film è dedicato), simbolo dello spiraglio di apertura culturale dell’Afghanistan odierno, e il film sterza bruscamente in un buonismo d’accatto, con tanto di esibizione finale di Peace Train di Cat Stevens.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta