Regia di Lee Toland Krieger vedi scheda film
Intelligente, curiosa, appassionata, bellissima: Adaline Bowen, nata nel 1908, ottiene - per una serie di assurde coincidenze che una voce off alla Amélie illustra con fantascientifico e ridicolo puntiglio - pure il dono di non invecchiare; ma invece delle molteplici esistenze dei gatti, vive sola come (e con) un cane, senza amicizie né legami, tranne quello, saltuario, con la figlia, che si fa sempre più anziana lungo il secolo, mentre Adaline conserva intatto il fisico marmoreo di Blake Lively. Ah, i danni di Twilight: nonostante le ambizioni buttate lì nel tentativo di ispessire uno script di carta velina, questa non è davvero una storia sul valore del tempo, ma l’ennesima declinazione di un amore impossibile causa immortalità di uno dei due estremi della coppia. Adaline sembra attraversare senza eccessive difficoltà la sua condizione, il rischio di diventare un fenomeno da baraccone o preda di esperimenti scientifici, nei brevi flashback che la mostrano sempre alla moda del decennio in corso. Ma non può restare indenne all’uomo perfetto: intelligente, curioso, appassionato, bellissimo e per giunta ricco, ricchissimo, ma generoso e caritatevole con i meno fortunati. C’è un presunto conflitto (più imbarazzante che altro) che coinvolge Harrison Ford e un sosia di Indiana Jones, ma qua, più che di lacrime, è una questione di sospiri. Di romanticismo stucchevole e primi piani intensi, raggelati nella confezione elegante da spot d’haute couture.
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