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The Dead. Gente di Dublino

Regia di John Huston vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su The Dead. Gente di Dublino

di angelina
10 stelle


"Il ballo annuale in casa delle signorine Morkan costituiva un evento.Vi prendevano parte tutte le persone di loro conoscenza,i membri della famiglia,i vecchi amici,le coriste di Julia,le allieve di Kate ormai grandi e perfino qualche allieva di Mary Jean.E mai che si fosse dimostrato un fiasco."
James Joyce,"The Dead" da "Dubliners", 1914


Dublino 1904.Come tutti gli anni,il giorno dell'Epifania,le due anziane sorelle nubili,Kate (Helena Carroll) e Julia Morkan (Cathleen Delany),con la nipote Mary Jean (Ingrid Craigie),organizzano una serata per riunire allegramente amici e parenti.
Mentre Lily,la figlia della portinaia,corre avanti e indietro allo squillo del campanello,le due sorelle,affacciate alla ringhiera della scala,scrutano ansiosamente l'arrivo degli invitati,in attesa della comparsa del nipote prediletto Gabriel (Donald McCann) e della moglie Gretta (Anjelica Huston).
Tra i suoi vari compiti,c'è quello di tenere a bada Freddy Malins (Donald Donnely),un ospite un pò difficile,dall'aspetto trasandato e sempre alticcio,nonostante le ripetute promesse fatte a sua madre di tenersi alla larga dagli alcolici.
L'atmosfera è festosa e dopo i balli,la recita di una poesia e la brillante esecuzione al piano di Mary Jean,gli ospiti si preparano per la cena,mentre Gabriel ripassa ancora una volta i punti salienti del discorso che dovrà pronunciare,come sempre,al culmine della serata.
"L'ospitalità irlandese,i tristi ricordi,le Tre Grazie,Paride,la citazione da Browning..."
Tra gli invitati c'è anche il famoso tenore Bartell D'Arcy (Frank Patterson),conteso da tutte le signore che vorrebbero convincerlo a cantare una romanza.
Nonostante la presenza chiassosa e disturbante di Freddy Malins,sorvegliato dagli sguardi severi della madre,e le sue uscite fuori luogo,la cena si svolge a meraviglia,davanti ad una tavola riccamente imbandita.
Si scambiano osservazioni e commenti sui migliori cantanti d'opera del presente e del passato e si elogia la bella voce di zia Julia,che ha cantato una romanza di Bellini,dal suo repertorio giovanile.
"La voce forte e limpida di tono attaccò con brio i gorgheggi,che impreziosivano il motivo,senza mancarne,malgrado cantasse con rapida foga,la minima fioritura.A seguire la voce,senza guardare il volto,sembrava di partecipare con i sensi all'eccitazione di un volo rapido e sicuro."
Dopo il tradizionale taglio dell'oca arrosto e la presentazione del pudding brulé,Gabriel prende la parola davanti ai commensali,elogiando la magnifica accoglienza delle due care signore.
"Viviamo oggi in un mondo scettico e,se mi è permessa la citazione,di pensieri tormentosi,in cui i valori del passato sono sempre più in ribasso.Ma qui,come ospiti delle....come posso chiamarle? Tre Grazie del mondo musicale di Dublino,lo spirito della buona,nobile,antica e calorosa ospitalità irlandese
 è sempre viva.Che viva ancora a lungo!"
La festa volge al termine e l'aria pungente del mattino penetra nell'atrio,mentre gli ospiti incominciano ad uscire e vengono chiamate le carrozze.
Solo Gretta si è attardata nell'ombra della scala,intenta ad ascoltare una musica che proviene dalle stanze superiori.
E' la voce di Bartell D'Arcy che canta...
"Sembrava una di quelle vecchie canzoni di stile irlandese e il cantante mostrava qualche incertezza,sia nella voce che nelle parole: "Oh la pioggia cade sui miei riccioli grevi e la rugiada si posa sulla mia pelle,gelido giace il mio bambino..."
Bruscamente la voce s'interrompe e Gretta raggiunge Gabriel, che l'attende con impazienza.
Sembra stanca e pensierosa e pare non cogliere gli sguardi di ammirazione e tenerezza del marito;quella canzone,"La fanciulla di Aughrim",ha risvegliato in lei dolorosi ricordi.
Molti anni prima,quando viveva a Galway con la nonna,un ragazzo di diciassette anni.Michael Fury,il suo innamorato,era morto per lei e il ricordo del suo amore e della sua voce che le cantava per l'ultima volta proprio quella canzone,aveva colmato il suo cuore di un accorato rimpianto.
Nella camera dell'albergo dove trascorreranno la notte,Gretta confida al marito la sua pena e si abbandona in lacrime al ricordo struggente di quell'amore perduto.
Tratto con rigorosa fedeltà dal bellissimo racconto di James Joyce,"The Dead" è lo splendido e doloroso commiato di John Huston,che,ormai gravemente malato,(morirà pochi giorni prima della presentazione del film al Festival di Venezia),affidandosi alla ottima sceneggiatura del figlio Tony e alla sensibile interpretazione di Anjelica,consegna al mondo il suo testamento spirituale e il suo addio alla vita.
Impreziosito dalla suggestiva fotografia di Fred Murphy e dalla raffinata scenografia di Stephen Grimes e Dennis Washington,che ci restituiscono la calorosa bellezza degli interni di una casa dublinese di inizio secolo,"The Dead" vive del fascino di atmosfere evocative,di stati d'animo che si disvelano a poco a poco dalle conversazioni dei commensali,di sottili malinconie e riflessioni sulla caducità della vita,sullo scorrere del tempo,sulle meste memorie di chi non è più tra noi.
Epifanie,struggenti ricordi,"spettri del passato e fantasmi del presente" e sopra a tutto "la buona,cordiale e calorosa ospitalità irlandese",implicito e commosso omaggio di John Huston alla sua terra d'origine e a quella Dublino che Joyce aveva conservato dentro di sè,"come vera patria",nonostante gli oltre trentacinque anni di esilio volontario.
Con movimenti avvolgenti la mdp indugia con voluta lentezza sugli oggetti familiari della casa,sulle vecchie foto ingiallite,sui ninnoli appoggiati con cura sui candidi centrini di pizzo,sul rosario posato sul libro da messa,in una suggestiva carrellata che raduna le piccole,preziose memorie di una vita giunta ormai al suo epilogo.
Incantevole affresco corale,dove nel breve spazio di una cena conviviale,si confrontano gioie e rimpianti,successi e fallimenti,in una sobria e accuratissima mise en scène,sorretta dalla magnifica prova di un cast di attori del teatro irlandese,tra cui spicca,per intensità espressiva,Anjelica Huston,vibrante e melanconica figura femminile.
Grazie alla forza evocativa di una vecchia canzone irlandese,la protagonista rivive la struggente memoria di un ragazzo che l'amava e che,gravemente malato,per rivederla ancora una volta "aveva sfidato la morte per lei."
Nello splendido epilogo,Huston condensa con magistrale economia narrativa le ultime pagine del racconto di Joyce,con lo struggente monologo di Gabriel che,guardando la neve che cade silenziosa dietro i vetri,riflette sulla complessità dell'amore,sulla caducità dell'esistenza,sul sottile,misterioso confine tra la vita e la morte,su quelle ombre che affollano il passato e si proiettano sul presente.
"Lacrime generose riempirono gli occhi di Gabriel,Pensò come colei che gli giaceva accanto aveva tenuta sigillata nel cuore per tanti anni l'immagine degli occhi del proprio innamorato,quando le aveva detto che non gli importava più di vivere e nella semioscurità s'immaginò di scorgere la sagoma di un giovane in piedi sotto un albero gocciolante di pioggia.Altre sagome gli erano accanto.La sua anima si era avvicinata a quella regione dove abita l'immensa folla dei morti.Era cosciente di quella loro ostinata,tremula esistenza,ma non riusciva ad afferrarla.Un picchiettare sommesso sui vetri lo fece voltare verso la finestra:aveva rincominciato a nevicare.(....) E la sua anima svanì adagio adagio nel sonno,mentre udiva lieve cadere la neve sull'universo,e cadere lieve come la discesa della loro estrema fine sui vivi e sui morti."

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