Regia di John Huston vedi scheda film
VOTO 10/10 Concordo con i molti critici che lo hanno definito un capolavoro : è un film struggente, poetico e intimista che acquista ancor più valore considerando che è tratto da un racconto di Joyce che sicuramente non era facile da trascrivere in immagini. Huston ci ha dato la sua opera di congedo parlandoci di amore e morte, due costanti del suo cinema, qui filtrate in una luce crepuscolare, elegiaca e dimessa con un omaggio affettuoso all'Irlanda, terra dei suoi avi. Tutto si inserisce armoniosamente nella discrezione del disegno registico : la lunga scena della festa in casa delle zie di Gabriel Conroy può sembrare fin troppo dilatata, ma in realtà è necessaria per arrivare al cuore del dramma nel finale, e non c'è una stecca, così come non c'è un'immagine di troppo. Bellissimo il momento in cui Anjelica Huston, in piedi su una scala, ascolta una vecchia canzone che le ricorda un suo passato amore, e di grande forza emotiva il finale in cui confessa il suo segreto al marito, che, scosso dalla rivelazione, medita sul tempo che passa e sull'avvicinarsi della morte. Il cast di attori teatrali irlandesi è eccellente e ogni aspetto tecnico del film, dalla fotografia alle scenografie alle musiche di Alex North, merita l'elogio. E', in fondo, uno dei pochi casi in cui il cinema possa confrontarsi ad armi pari con la letteratura più alta (Huston si dimostra fedele a Joyce, pur apportando delle modifiche al testo : per chi volesse un elenco puntuale di queste ultime, consiglio di leggere la bella recensione che ne scrisse Mario Sesti). Essendo un'opera testamentaria, acquista un valore di universalità che pochi film possiedono : è come se il regista volesse mandare un messaggio all'umanità, spronarla ad accettare e ad amare la vita finchè si è ancora in tempo, superare il dolore e confidare nel prossimo. Dunque, un film umanista di profondo spessore e un capolavoro del cinema contemporaneo.
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