Regia di Silvio Muccino vedi scheda film
Un sedicente guaritore-motivatore decide di farsi pubblicità prendendo tre persone dal suo pubblico e aiutandole a esaudire i loro desideri: perchè basta crederci e tutto nella vita si realizza.
Le leggi del desiderio è uno di quei film che, pur partendo prevenuti, riesce comunque a stupirti negativamente. Un'accozzaglia di luoghi comuni - cinematografici, esistenziali, verbali - maleodorante a cui il famigerato sedicente regista e protagonista non ha fatto altro che dare una spennellata di vernice dorata, sperando di convincere in questo modo il pubblico che la sua luccicante pattumiera di banalità e controsensi logici fosse una montagna di oro puro. No che non lo è: è a malapena un filmetto esteticamente digeribile (certo da questo punto di vista già meglio dei due precedenti di Muccino jr., o Muccinino che dir si voglia), intriso però delle consuete sciocchezze indigeribili alla Muccinino: un ottimismo da asilo nido, una filosofia fabiovolistica della vita, un gusto patetico per situazioni forti e dialoghi a effetto, un definitivo snobismo borghese radicato nei personaggi, anche in quelli socialmente più terra terra. E ciò era soltanto per dirne alcune. Nel cast anche Nicole Grimaudo, Carla Signoris, Luca Ward e Maurizio Mattioli (la qualità in ballo è quella che è); la sceneggiatura è del regista e della solita Carla Vangelista. Le leggi del desiderio è insomma, per farla breve, ciò che il ragionier Ugo Fantozzi pensava della corazzata Kotiomkin. Inutile aspettarsi altro da un personaggio entrato giovanissimo nel cinema senza fare alcuna gavetta (grazie al celebre fratello maggiore) e che quindi va capito (ma non perdonato) se considera la vita un giochetto facile nel quale - come vuole il significato di questa pellicola - basta credere in qualcosa e ciò si realizzerà, immancabilmente. No, la verità è che la vita è un posto crudele e immorale, che permette a Muccinino di girare film come questo. 1/10.
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