Regia di Grégory Levasseur vedi scheda film
Caratteri bidimensionali e dialoghi banali sfornano un prodotto dove le citazioni sul Libro dei Morti e la funzione psicostasica del Dio Sciacallo sono solo un pretesto per la lunga scia di sangue che accompagna vittime predestinate lungo l'improbabile risalita verso la luce canicolare e gli spauracchi di un survival-horror scarsamente illuminato.
La missione di recupero di un robottino smarrito all'interno di una rarissisa piramide a base triangolare, porta una coppia di archeologi ed i loro sprovveduti accompagnatori in un dedalo inestricabile e tenebroso da cui diventa subito molto difficile uscire. A peggiorare le cose però, ci si mettono orde di fameliche creature del deserto ed una ben più minacciosa presenza ferina che non sembra avere nulla di terreno.
Sottogenere dell'adventure-horror da found footage che ha a che fare con sotterranee ricognizioni labirintiche, l'erudito itinerario di una simbologia misterica ed una oscura presenza ultraterrena che mira allo spargimento di sangue ed al ratto delle anime. Se state pendando al contemporaneo 'As Above, So Below' con il passaggio del testimone dallo studioso padre alla studiosa e avvenente figliola vi sbagliate di grosso, perchè qui la storia si fa molto più banale, gli espedienti scenografici assai più grossolani e la gestione della tensione decisamente più telefonata. Anche l'incipit, con tanto di piano sequenza aereo tra il Cairo incendiato dalla rivolta di Piazza Tahrir e la magnificenza della Valle dei Re, serve giusto per contestualizzare la vicenda imprimendo agli eventi la sua sbrigativa svolta nel genere action. Caratteri bidimensionali e dialoghi sotto il livello di guardia fanno il resto, sfornado un prodotto dove le corrette citazioni sul Libro dei Morti e la funzione psicostasica del Dio Sciacallo sono solo un pretesto per una lunga scia di sangue che accompagna la decimazione delle vittime lungo la loro improbabile risalita verso la luce canicolare e per i soliti spauracchi di un survival-horror scarsamente illuminato. Inutile anche il tentativo di un banale diversivo che chiama in causa mostruosi felinidi cannibali e l'innocua trasmissione di una orripilante sindrome idrofobica, quando il rischio vero è il macabro rituale di un sanguinario officiante funebre a cui state veramente a...cuore. Buoni il ritmo e la gestione claustrofobica dei soliti scenari cunicolari (produce Alexandre Aja) ed ancor più buona l'arrapante protagonista in versione Lara Croft: una bionda e procace Ashley Hinshaw il cui nome allitterante sembra il degno appellativo per la sfortunata paredra di una divinità maschile insensibile al fascino dell'altra metà del cielo.
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