Regia di Clint Eastwood vedi scheda film
Il western di Clint Eastwood è il risvolto lacero e selvaggio della storia, dove la battaglia non conosce valori da difendere, ma solo colpi da sparare. Gli uomini sono ridotti a sangue, fango e canne di fucile, e la guerra di secessione, firmato l’armistizio, si è trasformata in una caccia senza regole. I ribelli allo sbando sono le anime in pena della pace, spettri vaganti per cui la vittoria e la sconfitta sono prive di significato, poiché il destino li ha irrimediabilmente traditi e spogliati di tutto. Fuori dagli eserciti e dalle logiche di amici e nemici (sudisti contro nordisti, bianchi contro pellerossa) questi individui sono esuli solitari, la cui esistenza è pura asprezza, tra scrosci di pioggia, crepitio di fiamme e rumore di rami spezzati. La loro avventura è fatta di incontri con esseri sprofondati nella più cupa barbarie, per cui esistono solo la carne e il denaro. Nella guerra civile, insieme alle ossa, si è spezzata anche la morale, e il popolo ha cessato di esistere, cedendo il posto a brandelli sparsi di umanità, senza altro denominatore comune che la lotta per la sopravvivenza. La luce di questo film, intensa ma mai calda, è quella di un mondo spietatamente messo a nudo, in cui non c’è riparo per le vittime innocenti, né alibi per i malfattori. Il sole è tramontato, ed al suo posto è rimasta una tiepida luminescenza che rivela tutto e non concede tregua, escludendo l’ombra del dubbio e il buio dell’oblio. Lo scenario che fa sfondo a “Il texano dagli occhi di ghiaccio” è l’inferno della vita definita solo come non-morte, ossia come un esistere il cui unico senso è quello di proseguire la fuga, per allontanare sempre più la fine.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta