Regia di Peter Askin vedi scheda film
Pellicole ispirate da Stephen King, ovvero la morte del cinema. Ancora un esemplare che conferma la regola!
La middle class americana, il grande sogno americano, l'elogio delle apparenze (qui i protagonisti principali sono oltre i 50 anni, ma completamente rifatti ovvero chirurgicamente modificati). La storia ruota tutta attorno ad una coppia agiata, con alle spalle un lungo matrimonio e due figli, maschio e femmina. Quest'ultima in prossimità delle nozze. Purtroppo la curiosità pure è presente in famiglia, e anche quella, come si dice, è femmina: così i "trofei" di un feroce serial killer (che stupra, sevizia e uccide) mettono in luce l'altra faccia (duplice come quella di un penny) di un marito premuroso, affettuoso e devòto...
Carrie e Shining sono due esemplari e memorabili prodotti cinematografici derivati dagli scritti di King (tra l'altro il secondo gioiello realizzato da Kubrick non gradito dall'autore del Maine) che hanno del capolavoro, ma poi Re Stefano ce le ha fatte pagare queste due perle, al punto che quasi tutti i film successivi da lui ispirati (non rammentiamo l'inacettabile prova di regia avvenuta con l'inguardabile Brivido) rasentano il limite del ridicolo. Ridicolo purtroppo presente anche qui, in A good marriage (ma poi perché non tradurre in italiano il titolo?), film che mantiene la già bassa media delle trasposizioni dai testi di King, spesso molto mal filmate. Si stenta a seguire con interesse la storia principalmente per due motivi: la stupidità del serial killer, che per le nozze d'argento ben pensa di regalare alla moglie gli orecchini rubati ad una sua vittima e, assai peggio, il suo illogico atteggiamento di conservare i documenti delle vittime. Oddio, anche il fatto che la moglie abbia impiegato così tanti anni a capire che qualcosa, nella testa del marito, non funziona è ben poco realistica. I motivi di interesse del film dovrebbero a questo punto confluire nel finale: attesa prontamente delusa quando viene fuori la bassezza morale della donna (e aggiungiamoci qui esposta anche con una certa misoginia) che, pur di mantenere lo "status" sociale raggiunto (con la scusa di tutelare i figli) non esita a comportarsi peggio del già abominevole consorte. Diseducativo e molto, molto noioso ...
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta