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Ant-Man

Regia di Peyton Reed vedi scheda film

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La recensione su Ant-Man

di alan smithee
6 stelle

 

Un altro adattamento, l’ennesimo, di un fumetto Marvel; dedicato questa volta ad un supereroe solo apparentemente minore, ma con caratteristiche e personalità tali da renderlo quantomeno interessante o singolare. Ricordo di aver letto da ragazzo le sue avventure, in un mondo per forza di cose ingigantito a causa della sua possibilità di ridursi alle dimensioni di un microbo. Un supereroe che, se non ricordo male, incontravo tra le pagine de I Vendicatori, con cui faceva squadra e che lo vedevano “accoppiato” alla velenosa e ronzante Wasp, la cui figura si sta formando, e prendendo definizione proprio con questo primo film sull’uomo formica, assurgendo certamente al ruolo di co-protagonista nel già annunciato e prevedibile sequel a venire, sotto le spoglie avvenenti della sexy Evangeline Lilly.

Marvel azzecca molto con questo supereroe, soprattutto perché punta sull’umanità, sulla commedia, sulla brillantezza dei suoi interpreti (Paul Rudd è simpatico, gradevole e ladruncolo, e soprattutto suo malgrado quasi costretto a divenire eroe, ma in fondo un disonesto d’animo buono).

Un destino curioso unisce la vita di questo simpatico ladruncolo con famiglia allo sfascio, con l'opera di un geniale ed anziano scienziato (l’ironico Michael Douglas) che da decenni fu messo da parte ed ostacolato nella evoluzione dei propri esperimenti geniali sulla possibilità di ridurre lo spazio tra le molecole, e quindi rimpicciolire code o persone.

Assieme i due combatteranno affinché la scoperta del dottore non finisca in mani pericolose assetate di soldi e di potere.

In questo senso l’abilità di ladro del protagonista servirà almeno quanto la sua nuova dote di minimizzarsi a piccola cosa.

La vicenda sarebbe poca cosa se non potesse contare, come già detto, su un cast d’attori affiatato e versatile, che si completa con il nome di Michael Pena, simpatico e pertinente amico ladruncolo e tentatore del nostro protagonista.

La scelta vincente del film, quella che fa divenire il film un Marvel-movie anomalo in accezione positiva, è la capacità di un regista come Peyton Reed, abile direttore di commedie sofisticate ("Abbasso l'amore"), di non puntare sull’epicità o la solennità di atmosfere soprannaturali che finivano per rendere evanescente o troppo carica-caricaturale la vicenda (Thor su tutti), restando invece qui ancorati alla vita metropolitana (siamo a San Francisco) di tutti i giorni, dove gente straordinaria condivide momenti e stili di vita, situazioni o vicende, con perfetti comuni mortali, magari aiutandoli ad elevarsi moralmente ed interiormente, tirando fuori da una simpatica canaglia l’eroe coraggioso e senza macchia che, probabilmente, ognuno, chi più, chi meno, tiene celato dentro di se in modo diversamente accessibile.

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