Regia di Vittorio De Sica vedi scheda film
Considerato un'opera minore, e tutto sommato poco conosciuto o riproposto, Il tetto tratta una tematica su cui all'epoca la politica si era direttamente interessata: l'emergenza abitativa del nostro Paese. I due giovanissimi protagonisti, il muratore Natale e Luisa, che faceva la donna di servizio, si sposano nonostante la contrarietà del padre di lei e lo scetticismo di alcuni parenti di lui, trovandosi costretti, per motivi economici, a dover abitare in casa della sorella e del cognato di Natale, Cesare un onesto e caparbio lavoratore che sta diventando capomastro nelle costruzioni. Le tensioni nel trovarsi in 10 sotto lo stesso tetto ed il carattere rude di Cesare spingono i due sposini a cercare una soluzione alternativa che però sembra impossibile individuare: le uniche proposte sono case ufficialmente inagibili e comunque economicamente inaccessibili. Dopo aver dovuto trovare delle situazioni di fortuna (Natale dorme nel cantiere e Luisa riesce a condividere la stanza con la nuova donna di servizio dei suoi ex datori di lavoro), l'unica strada sembra quella ormai intrapresa da altrettanti disperati: costruire una casetta (più idoneo dire una baracca) in quartieri di estrema periferia che possa essere realizzata in una notte. In base alle leggi, se la casa ha un tetto le autorità non possono abbatterla. Con l'aiuto di amici manovali Natale tenta l'impresa che immediatamente naufraga a causa della delazione di uno degli abitanti del posto che impone di essere una sorta di mediatore nella realizzazione di case della zona, che fa quindi arrivare la polizia e multare Natale. Spinto però dalla disperazione Natale ed i suoi amici ritentano l'impresa in un'altra zona ma il tempo è tiranno e l'alba ormai vicina. Sarà Luisa che, vedendo gli scarsi risultati del gruppo di uomini si decide ad andare a chiamare Cesare, il quale offre un contributo essenziale per arrivare al termine dei lavori. Ma nonostante questo la polizia ormai sta arrivando anche in questa zona, il tetto è più o meno realizzato. Terrorizzati ma determinati Luisa e Natale sono chiusi in casa. L'agente di polizia vedendone le condizioni e le lacrime agli occhi desiste dall'intento di far sgomberare la casa e accetta di chiudere la questione con una multa. Certo non c'è l'impeto drammatico di opere come Umberto D. o la spietatezza di un film coevo come Il bidone di Fellini. De Sica e lo sceneggiatore Zavattini scavano più nella solidarietà tra poveri (sebbene non rinuncino a mostrare che anche tra loro c'è chi specula sulle disgrazie altrui, come il viscido personaggio che impone agli altri di rivolgersi a lui per ogni nuova baracca da costruire), tuttavia vi è un ritratto commosso di quel decennio post bellico che ancora trovava milioni di persone nell'indigenza, mentre accanto la politica (con il celebre Piano Fanfani) tentava affannosamente di arginare questa emergenza con nuove costruzioni, che ben si vedono nel film, e che avrebbero allo stesso tempo portato ad una gestione scellerata del patrimonio edilizio soprattutto nella Capitale. I protagonisti si muovono in questo mondo con le loro ingenuità con le loro speranze di poter dare un giorno un contributo agli anziani genitori (erano ancora anni in cui l'assistenza previdenziale non copriva tutte le categorie), così come oggi può stupire che in un passato così recente molte ragazze, poco più che bambine, erano a servizio nelle case dei "signori" fino al matrimonio.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta