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Short Skin - I dolori del giovane Edo

Regia di Duccio Chiarini vedi scheda film

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La recensione su Short Skin - I dolori del giovane Edo

di cheftony
8 stelle

 

Vorrei mettere la testa fuori dal finestrino, però...c'ho sempre paura di una galleria, di un palo...”

E quindi non lo fai!”

No.”

 

Edoardo (Matteo Creatini) ha 17 anni e un problema tenuto nascosto: la fimosi. In sostanza, il suo prepuzio è troppo stretto e impedito a ritrarsi correttamente perché il ragazzo possa vivere la sua giusta sessualità, bloccato dal dolore e dall'imbarazzo sia nella masturbazione, sia nel rapporto con l'altro sesso.

Durante la consueta estate a Marina di Pisa, Edo e l'amico del cuore Arturo (Nicola Nocchi), spaccone, triviale e bonaccione, si prefissano di togliersi finalmente lo “sfizio”, fosse anche con un paio di compagne ninfomani o con una puttana coi 150 euro in origine destinati a comprare una tenda da campeggio. Gli altri perni della vita di Edo sono l'amica Bianca (Francesca Agostini), più grandicella e in procinto di partire per Parigi per studiare alla Sorbona, e una famiglia apparentemente normale, con tutti i suoi pregi e le sue contraddizioni, che non lo capisce fino in fondo e non sembra avere la confidenza adeguata per affrontare quel piccolo segreto.

Mentre tutto intorno a lui sembra gravitare verso il sesso, fra esperimenti con i polpi e il cane di famiglia da far accoppiare, per Edoardo si apre qualche spiraglio quando scopre che Bianca si è lasciata, ma il dolore, fisico ma anche di frustrazione interiore, continua a bloccarlo. L'operazione di circoncisione, che è un po' dolorosa anche nei giorni successivi e che soprattutto richiede l'autorizzazione dei genitori per un minorenne, sembra essere fuori discussione: scoprire il glande liberamente e senza dolore è come mettere la testa fuori dal finestrino del treno e sorridere incoscientemente…

 

locandina

Short Skin - I dolori del giovane Edo (2014): locandina

 

Dopo una serie di cortometraggi e un documentario, arriva anche un esordio nel racconto di formazione da parte del regista fiorentino Duccio Chiarini con “Short Skin”, già presentato e ben accolto in anteprima ai festival di Venezia e Berlino. Il lavoro, sceneggiato ad otto mani, è frutto di una gestazione assai particolare: ispirato dalla graphic-novel di meritato successo di Gipi “LMVDM – La Mia Vita Disegnata Male” e da piccoli trascorsi autobiografici dall'andrologo, Chiarini presenta il suo progetto al Biennale College Cinema e passa tutte le selezioni, ottenendo un budget di 150'000 euro e dei tempi rigidi da rispettare, con ancora casting, riprese e rifiniture da fare.

La scelta del protagonista è andata verso un ragazzo diafano ma tutt'altro che introverso, Matteo Creatini, rapper 20enne di Rosignano Solvay senza particolari trascorsi nella recitazione: scelta più che mai azzeccata, quella di Chiarini, perché Creatini si mette a totale disposizione e dà un ritratto delicato e genuino di un adolescente indeciso, grazie anche all'ottimo affiatamento col resto del cast (numerose le scene di nudo, mai volgari e non plastificate, con imperfezioni e delicatezze), a partire dalla brava Francesca Agostini.

 

Matteo Creatini

Short Skin - I dolori del giovane Edo (2014): Matteo Creatini

 

Ambientato nei dintorni di Pisa e rispettoso di humor, linguaggio e modi provinciali addirittura più di un “Ovosodo” (“storico” film di Virzì, a cui “Short Skin” è stato in parte accostato), ad una lettura superficiale potrebbe quasi venire in mente una goliardata alla “American Pie”, soprattutto a causa dell'idea del polpo da penetrare per fare esperienza; Chiarini, però, guarda in un'altra direzione, più delicata ed “europea”, ritraendo, con l'espediente del difetto imbarazzante al pene, una situazione agrodolce, complicata, troncata negli affetti primari.

Non è affatto il prodotto dello sforzo di dilettanti allo sbaraglio: Chiarini dispensa notevoli piani sequenza e gestisce benissimo il ritmo, si avvale dell'apporto eccellente alla fotografia dell'amico Baris Ozbicer e dirige in maniera efficace i suoi attori, fra i quali si avverte una buona chimica. Da citare anche la colonna sonora curata dai Woodpigeon, collettivo canadese di folk orchestrale che ben contrappunta le vicende con melodie tenui e trasognate.

Insomma, indipendentemente dalle corde emotive personali che può e non può toccare, “Short Skin” è una vivace e malinconica sorpresa, che dobbiamo aver piacere di sentire come “nostro” cinema.

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