Regia di Duccio Chiarini vedi scheda film
“Vorrei mettere la testa fuori dal finestrino, però...c'ho sempre paura di una galleria, di un palo...”
“E quindi non lo fai!”
“No.”
Edoardo (Matteo Creatini) ha 17 anni e un problema tenuto nascosto: la fimosi. In sostanza, il suo prepuzio è troppo stretto e impedito a ritrarsi correttamente perché il ragazzo possa vivere la sua giusta sessualità, bloccato dal dolore e dall'imbarazzo sia nella masturbazione, sia nel rapporto con l'altro sesso.
Durante la consueta estate a Marina di Pisa, Edo e l'amico del cuore Arturo (Nicola Nocchi), spaccone, triviale e bonaccione, si prefissano di togliersi finalmente lo “sfizio”, fosse anche con un paio di compagne ninfomani o con una puttana coi 150 euro in origine destinati a comprare una tenda da campeggio. Gli altri perni della vita di Edo sono l'amica Bianca (Francesca Agostini), più grandicella e in procinto di partire per Parigi per studiare alla Sorbona, e una famiglia apparentemente normale, con tutti i suoi pregi e le sue contraddizioni, che non lo capisce fino in fondo e non sembra avere la confidenza adeguata per affrontare quel piccolo segreto.
Mentre tutto intorno a lui sembra gravitare verso il sesso, fra esperimenti con i polpi e il cane di famiglia da far accoppiare, per Edoardo si apre qualche spiraglio quando scopre che Bianca si è lasciata, ma il dolore, fisico ma anche di frustrazione interiore, continua a bloccarlo. L'operazione di circoncisione, che è un po' dolorosa anche nei giorni successivi e che soprattutto richiede l'autorizzazione dei genitori per un minorenne, sembra essere fuori discussione: scoprire il glande liberamente e senza dolore è come mettere la testa fuori dal finestrino del treno e sorridere incoscientemente…
Dopo una serie di cortometraggi e un documentario, arriva anche un esordio nel racconto di formazione da parte del regista fiorentino Duccio Chiarini con “Short Skin”, già presentato e ben accolto in anteprima ai festival di Venezia e Berlino. Il lavoro, sceneggiato ad otto mani, è frutto di una gestazione assai particolare: ispirato dalla graphic-novel di meritato successo di Gipi “LMVDM – La Mia Vita Disegnata Male” e da piccoli trascorsi autobiografici dall'andrologo, Chiarini presenta il suo progetto al Biennale College Cinema e passa tutte le selezioni, ottenendo un budget di 150'000 euro e dei tempi rigidi da rispettare, con ancora casting, riprese e rifiniture da fare.
La scelta del protagonista è andata verso un ragazzo diafano ma tutt'altro che introverso, Matteo Creatini, rapper 20enne di Rosignano Solvay senza particolari trascorsi nella recitazione: scelta più che mai azzeccata, quella di Chiarini, perché Creatini si mette a totale disposizione e dà un ritratto delicato e genuino di un adolescente indeciso, grazie anche all'ottimo affiatamento col resto del cast (numerose le scene di nudo, mai volgari e non plastificate, con imperfezioni e delicatezze), a partire dalla brava Francesca Agostini.
Ambientato nei dintorni di Pisa e rispettoso di humor, linguaggio e modi provinciali addirittura più di un “Ovosodo” (“storico” film di Virzì, a cui “Short Skin” è stato in parte accostato), ad una lettura superficiale potrebbe quasi venire in mente una goliardata alla “American Pie”, soprattutto a causa dell'idea del polpo da penetrare per fare esperienza; Chiarini, però, guarda in un'altra direzione, più delicata ed “europea”, ritraendo, con l'espediente del difetto imbarazzante al pene, una situazione agrodolce, complicata, troncata negli affetti primari.
Non è affatto il prodotto dello sforzo di dilettanti allo sbaraglio: Chiarini dispensa notevoli piani sequenza e gestisce benissimo il ritmo, si avvale dell'apporto eccellente alla fotografia dell'amico Baris Ozbicer e dirige in maniera efficace i suoi attori, fra i quali si avverte una buona chimica. Da citare anche la colonna sonora curata dai Woodpigeon, collettivo canadese di folk orchestrale che ben contrappunta le vicende con melodie tenui e trasognate.
Insomma, indipendentemente dalle corde emotive personali che può e non può toccare, “Short Skin” è una vivace e malinconica sorpresa, che dobbiamo aver piacere di sentire come “nostro” cinema.
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