Regia di Edoardo Mulargia vedi scheda film
Curioso incrocio fra due filoni all'epoca piuttosto popolari: quello del 'carcere femminile' ('women in prison', per gli intenditori del cinema di genere) e quello 'mondo/cannibal', cioè relativo a luoghi esotici paradisiaci trasformati in inferni terreni da una serie di brutalità, da riti macabri e da violenze di ogni genere. Sangue e sesso, in pratica: ecco gli ingredienti principali di questa pellicola diretta dal sardo Edoardo Mulargia, che proprio con questo titolo (e con l'omologo Orinoco: prigioniere del sesso, girato in contemporanea, con storia simile e cast identico) chiude una carriera quasi ventennale, certo priva di successi di rilievo, ma non del tutto disprezzabile per quanto riguarda la lunga parentesi western intercorsa fra Perchè uccidi ancora? (1965) e W Django! (1971). In un panorama cinematografico che non offriva più spazi per mestieranti dozzinali di qualche capacità come il Nostro, è inevitabile tutto ciò; è inevitabile anche che Femmine infernali finisca per essere poco meno che un porno (diciamo un soft-erotico) e poco meglio, d'altronde, che un banale prodottaccio trash, cosa alla quale la confezione sciatta sicuramente aspira. Ma Mulargia e qualche nome del cast pescato fra seconde e terze linee del cinema nostrano evitano lo sfacelo assoluto (non lo sfacelo, in ogni caso: sia chiaro); nel cast, fra gli altri, Luciano Pigozzi, Ajita Wilson, Anthony Steffen. Sceneggiatura di Sergio Chiusi, per una co-produzione fra Italia e Spagna. 1,5/10.
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