Regia di Clint Eastwood vedi scheda film
L'autobiografia di Chris Kyle, infallibile cecchino dei Navy Seals, divenuto leggenda durante l'occupazione americana in Iraq.
Bersaglio di (invero giustificate) critiche per una rappresentazione fin troppo manichea del conflitto iracheno, con American Sniper, a ben vedere, Clint Eastwood non fa altro che riproporre, senza l'ironia che in questo caso sarebbe stata ovviamente del tutto fuori luogo, il suo personaggio del sergente Gunny Highway, ovvero un militare privo di sfumature, per il quale conta solo "difendere" l'America (anche paradossalmente in una guerra "preventiva" o di aperta aggressione), uccidere nemici (crudeli e spietati, ca vas sans dire, non a caso rigorosamente vestiti di nero) e coprire le spalle ai propri commilitoni, con i quali tornare sani e salvi dalle proprie (trascurate) famiglie a celebrare i valori del Sogno Americano sfondandosi di birra. Quella del (Grande, chi lo nega?) regista californiano è una visione chiara e, in fondo, coerente, diretta discendente del mondo diviso tra buoni e cattivi dell'ispettore Callahan e, tornando ancora più indietro, in qualche modo ricollegabile ai vecchi western, quelli non ancora "revisionisti", con il cowboy alla John Wayne dai metodi spicci che fa strage di "selvaggi". Il problema è che, pur riconoscendone l'assoluta coerenza di fondo e pur scindendo il giudizio sulla pellicola da quello (eventualmente) morale sui contenuti che sottende (esercizio indispensabile nel valutare un'opera dell'ingegno), American Sniper delude proprio sul piano strettamente cinematografico: nonostante una lunghezza decisamente impegnativa (e a tratti davvero sfinente), il film fallisce infatti l'obiettivo di riuscire a raccontare intimamente il suo protagonista, riducendo le sue più profonde motivazioni a una frasetta ascoltata da bambino da un padre che subito scompare dalla scena e alla forza ispiratrice della solita Santissima Trinità Conservatrice del "Dio, Patria e Famiglia". Tutto qui? Sì, francamente troppo poco per giustificare oltre due ore di ammazzamenti (resi un po' più asettici, ma non abbastanza, dal mirino attraverso il quale osservare gli ultimi palpiti di vita dei propri bersagli). Apprezzabile l'impegno di Bradley Cooper, nel classico ruolo "della vita", ma il suo infallibile cecchino resta un mistero che, tutto sommato, può anche rimanere tale.
Inconcludente: 5/10.
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