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American Sniper

Regia di Clint Eastwood vedi scheda film

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La recensione su American Sniper

di sasso67
7 stelle

Ero pronto a criticare l'interpretazione che Clint Eastwood dà della guerra, o almeno di questo tipo di guerra, quella che in America, all'indomani degli attentati dell'11 settembre 2001, con riferimento alle operazioni militari in Afghanistan e in Iraq, fu definita "asimmetrica". Poi ho saputo che il copione tratto dalla sceneggiatura di Jason Hall avrebbe dovuto essere diretto  da Steven Spielberg e allora mi sono posto una domanda, su quanto possa essere considerato «eastwoodiano» questo film. Ammesso che questa domanda abbia senso, la risposta non può che uscire dalla strada che si apre tra il fatto che Eastwood si è trovato il pacco dono già acquistato ed a lui è stato solo attribuito il compito di incartarlo ed infiocchettarlo ed il principio di cui parlava Nicholas Ray, sostenendo che un film è sempre imputabile al regista. Nel caso di American Sniper propendo per la seconda ipotesi e ritengo che a merito di Eastwood vada sicuramente l'aver saputo ricreare sequenze di estremo realismo e di grande efficacia spettacolare ed emotiva nel rendere il tipo di guerra combattuta in Iraq, fra le stradicciole polverose e casa per casa, avendo spesso come nemici e come bersagli donne e bambini, rimasti gli unici abitanti «autorizzati» delle città.

Non mi sembra, però, che ricorrere ancora una volta al duello tra due cecchini, l'americano e il siriano, alla maniera del far west, contribuisca a una migliore comprensione di questa guerra asimmetrica. Si dirà che è tutto scritto in un libro, l'autobiografia di Chris Kyle, il personaggio principale del film, e che anche il cecchino siriano Mustafa è un personaggio reale. Ma forse nessuno, nemmeno l'american sniper, può essere sicuro di chi sia reale e chi non lo sia, se prima non si comprende che questa guerra non si può vincere con i cecchini appostati su un tetto.

Non sono un profeta del disarmo a tutti i costi, ma penso che quella in corso sia innanzitutto una "guerra" culturale e come tale da combattere in prima battuta con le armi della cultura. Quale guerra può mai prevedere di mandare dei bambini e le loro madri a morire contro dei carri armati?

Chris Kyle è considerato da tutti un ottimo soldato (i commilitoni l'hanno soprannominato "la leggenda") ed un americano meritevole. Egli dichiarava di non essere andato a combattere in Iraq per esportare la democrazia, ma per evitare che la guerra arrivasse (di nuovo, dopo l'11 settembre) negli USA. Nella sostanza, è l'esatto opposto di quanto voluto, secondo certe teorie, dall'amministrazione Bush.

Bradley Cooper ha il fisico e la faccia giusta per il personaggio che è stato chiamato ad interpretare, non troppo intelligente né irreprensibile, rassicurante, ma non esageratamente macho. Anche questo è probabilmente un merito di Clint Eastwood, che qui raccoglie uno dei maggiori successi, dal punto di vista commerciale, della sua lunga carriera.

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