Regia di Clint Eastwood vedi scheda film
Storia vera, tra realtà autobiografica e finzione cinematografica, del Navy Seal Chris Kyle arruolatosi nei corpi speciali americani durante la seconda Guerra iraquena, dopo l'abbandono della vita nomade nei rodei texani, e passato agli annali come il più letale cecchino della Storia militare a stelle e strisce con all'attivo più di 250 uccisioni nemiche. Sposato e padre di 2 figli, Kyle alterna alle sue quattro missioni in territorio nemico una difficile convivenza con la moglie Taya, dovuta alle difficoltà di un impegno professionale che lo vede quasi sempre lontano da casa, al supporto fondamentale ai reparti militari americani impegnati sul campo nella ricerca e neutralizzazione di obiettivi sensibili come il numero due di AlQuaeda Al Zarkawi. Non saranno le pericolosissime missioni a cui prende parte ad ucciderlo però, ma la mano folle ed armata di un ex marine affetto da stress post traumatico che cercava di aiutare.
'American Sniper' (2014): La locandina del film
Chiedere ad un patriota convinto e consapevole come Eastwood di schierarsi dalla parte del nemico nel trattare un fatto storico così recente e doloroso per la storia americana come la guerra iraquena post 11 Settembre, sarebbe oltre che irrealistico assolutamente al di fuori della poetica filmografica fortemente ideologizzata del suo autore, fin qui protagonista indiscusso di un'epica radicale dei valori tradizionali che ha saputo coniugare tanto le esigenze spettacolari di una scrittura solida e compatta (con un maestro come Don Siegel non deve essere stato tanto difficile) con la messa in discussione degli stessi rigorosamente nel solco di una strenua fedeltà ai suoi modelli. Così era stato per le contraddizioni umane e professionali del sergente tutto d'un pezzo del campo di addestramento di 'Gunny' (1986) o nel sacrificio e l'espiazione di un reduce della Guerra di Corea ossessionato dai fantasmi del suo passato nel bellissimo 'Gran Torino' (2008), piuttosto che nel dittico, struggente e ambizioso, di un fronte Pacifico della Seconda Guerra Mondiale visto da entrambi gli appostamenti delle trincee nemiche in 'Flags of Our Fathers' e 'Lettere da Iwo Jima' (2006).
'Gunny' (1986): Una scena del film
'Gran Torino' (2008): Clint Eastwood
'Flags of Our Fathers' (2006): Una scena del film
'Lettere da Iwo Jima' (2006): Una scena del film
'American Sniper' (2014): Chris Kyle
Se è vero che l'intento del buon Clint era quello di mostrare le contraddizioni implicite non solo della storia in sè (l'autobiografia di un cecchino americano con all'attivo centinaia di morti in terra nemica che muore in patria per fuoco amico in tempo di pace) ma anche nelle trasformazioni profonde che lo spirito marziale induce nel tessuto sociale di una nazione di lunga tradizione democratica come l'America (e qui ci sono opinioni naturalmente contrastanti), possiamo affermare che questo film ne mostra non solo la difficoltà di organizzare la materia narrativa sfuggento alle facili accuse del più retrivo nazionalismo, ma anche i limiti di un'ambiguità e complessità dello sguardo costretto a fare continuamente la spola tra la spietata (e sacrosanta) determinazione sul campo di battaglia con le indelebili ferite inferte alla sfera degli affetti e delle relazioni su quello familiare. Seguendo il filo e la logica narrativa di un'educazione balistica che ricorda lo sguardo di ghiaccio ed il cuore di leone di un 'cane da pastore' che dalle lande ghiacciate dell'altopiano siberiano ('Il nemico alle porte' - 2001 - Jean-Jacques Annaud) si sposta sui brulli e assolati sentieri texani, il patriota dagli occhi di ghiaccio cerca di portare la logica di questo atteggiamento ideologico alle sue estreme conseguenze, centrando da un lato il bersaglio di una full immersion nell'inferno iraqueno stordente e ossessiva che non si vedeva dai tempi di 'Black Hawk Donw' (Ridley Scott - 2001), ma mostrando evidenti cedimenti nell'inseguire il filo di una insania mentis che sembra affliggere collateralmente le parti più solide e sane (la famiglia, la prosperità economica, la salute fisica) della società americana e finendo per comprimerli sullo sfondo di una vicenda familiare che precipita nel finale da amarcord e docu-fiction di una celebrazione post mortem al suono del 'silenzio' ed allo sventolio della bandiera a stelle strisce.
Al netto di questo squilibrio di scrittura e di messa in scena, resta una perizia registica indiscutibile e l'attendibilità di un virtuosismo narrativo che sembra descrivere con impassibile lucidità le impercettibili e silenziose traiettorie di morte di macchine da guerra in carne, ossa e tuta mimetica.
'Il nemico alle porte' (2001): Jude Law
'American Sniper' (2014): Chris Kyle
'Black Hawk Donw' (2001): Una scena del film
'American Sniper' (2014): Una scena del film
Premio Oscar 2015 per il miglior montaggio sonoro a Alan Robert Murray e Bub Asman.
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