Regia di Clint Eastwood vedi scheda film
La professionalità di Eastwood ormai sembra portarlo a fare sempre e solo film tecnicamente perfetti. Ottima la sceneggiatura quanto impeccabile è la fotografia. Bravissimo Bradley Cooper ma non del tutto capace di offrire la sofferenza dell’animo umano post-bellico. Il campo di battaglia, le terre dilaniate dall’umana ossessione guerresca vengono rappresentate con la dovuta accortezza, lasciando al mondo occidentale solo la normalità non considerando l’incomprensione che regna sovrana. Quella normalità, nemmeno disturbante, che pretende una moglie sentimentalmente trascurata, una Sienna Miller in stato di grazia, da quel marito troppo dedito alla salvaguardia di un paese difficile da salvaguardare. Stavolta, come da un po’ di tempo a questa parte, non mi sono sentita quel pugno allo stomaco ma la consueta freddezza di un film che crea indifferenza. Lecito il paragone con The Hurt Locker della Bigelow, più caldo e sconvolgente, più radicato nell’animo umano in quell’animo che Clint sembra non riuscire più a smuovere.
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