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American Sniper

Regia di Clint Eastwood vedi scheda film

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La recensione su American Sniper

di barabbovich
9 stelle

La storia del "più letale cecchino della storia americana" è quella di Chris Kyle (Copper), emblema del wasp che all'indomani dell'11 settembre decise di arruolarsi con i Seals, i corpi speciali dell'esercito americano, per andare a combattere in Iraq assumendo la difesa dei suoi compagni come una missione vitale, che col tempo avrebbe adombrato persino la vita familiare. Quattro turni distanziati negli anni, oltre 1000 giorni complessivi di stazionamento in Iraq, un occhio posato su qualsiasi genere di orrore (intollerabile la vista del ragazzino torturato a colpi di trapano) e l'altro perennemente incollato al mirino di un fucile ad altissima precisione, destinato a uccidere quasi duecento nemici.
Si scrive "regia di Clint Eastwood" e si legge ormai quasi automaticamente "capolavoro". Il più grande regista vivente - e forse, lasciatemi esagerare, il più grande regista di tutti i tempi - a 84 anni continua a sfornare opere preziose, capaci di raccontare l'America come nessun altro. Ancora una volta troviamo i topoi classici del suo cinema: l'individuo come perno del racconto, lo scontro tra maschi, il patriottismo, la riflessione morale e civile sull'America, sulle sue contraddizioni, sulla mitografia di una nazione che ha rotto il patto originario con i suoi padri, lo stile classico e sobrio (mai come stavolta eccezionalmente dinamico e pulsante, con una tensione senza sosta dalla prima all'ultima scena). Tutto a servizio di un'epica dell'eroismo capace di mettere in mostra le luci (apparenti) e le tante ombre di un personaggio realmente vissuto e visto in patria come un eroe (lo chiamavano "la leggenda"), un fanatico del proiettile, vagamente paranoico, indottrinato prima dal padre a suon di Bibbia, patria e famiglia e poi dai più alti in grado con uno stile nel quale è riconoscibile l'addestramento dei soldati americani in vista della guerra in Vietnam del Kubrick di Full metal jacket.

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