Regia di Gabe Ibáñez vedi scheda film
Ieri sera ultimo giorno prima del,classico giovedì destinato alle nuove uscite in sala, ho deciso all'ultimo momento di andare al cinema e siccome i film interessanti li avevo visti già tutti, mi sono buttato nella visione di quest'opera su cui non avrei puntato nemmeno un euro...e invece mi sono imbattutto in un autentico gioiellino. Una produzione condivisa tra quattro paesi però con sapore prevalentemente spagnolo, un lavoro quasi (anzi senza il quasi) di genere, realizzato con budget evidentemente basso come si desume anche da effetti speciali decisamente artigianali e poveri, ma pervaso da uno spiritaccio sincero e appassionato che ne fa una pellicola per cinefili. Affascinante il clima che vi si respira, quello inequivocabile di un western postatomico, dominato da uno spirito malinconico e dolente che non può non catturare e suggestionare lo spettatore. E quest'aria di romantica e triste incertezza è maledettamente insinuante. Immaginatevi (e qui non vi sarà difficile perchè lo scenario da dopo-bomba è cosa che sappiamo a memoria) un pianeta desertificato, arido e popolato solo di pochi umani sopravvissuti incattiviti e di automi che sono poi i veri protagonisti del film e che la storia tende prevedibilmente a dotare -dietro valvole e bulloni- di un'anima più sensibile di quello che potrebbe sembrare a prima vista. Loro rappresentano un pò degli animali-servi sfruttati egoisticamente da uomini che li trattano -appunto- come bestie. Su questo sfondo disperato e senza speranze, si muove annaspando un Banderas davvero bravo nei panni di un personaggio tra l'assicuratore e il detective. Ma alla fine i robot troveranno un loro riscatto e gli umani malvagi incasseranno la giusta punizione. E mentre Banderas lotta come un leone ferito contro uomini subdoli e contro una natura ostile, altrove sua moglie darà alla luce un bambina. E' un classico: in un mondo ridotto a un percorso di sopravvivenza, il vagito di una creatura che si affaccia alla vita è il più bel Segno di Speranza per il genere umano, la possibilità che è (forse) possibile tornare ad una serenità antica che gli umani conservano nella loro memoria in forma di ricordo in bianco e nero: quel ragazzino che si vede sui titoli di coda che si bagna i piedi nelle acque del mare è immagine struggente. Il valido regista madrileno Gabe Ibanez ha un passato di creatore di effetti speciali. Oltre ad un Banderas assai aderente al personaggio, troviamo quella vecchia roccia di Robert Forster (che io non posso fare a meno di collegare a quel film bomba che fu "Jackie Brown" di Tarantino). Segnalo inoltre un sempre valido Dylan McDermott e quanto a Javier Bardem lui dà la voce ad un robot ma, ahimè, nella versione doppiata noi quella voce non la sentiamo. Due parole in più sulla signora Melanie Griffith. che posso facilmente supporre sia stata "raccomandata" alla produzione dal maritino Antonio: lei interpreta infatti un cammeo abbastanza inutile, ma quello che voglio rimarcare è il volto di questa donna devastato dalla chirurgia e additivi medici vari: la signora Griffith fa pena, ridotta ad una mascherone orribile (in compenso il suo compagno è decisamente in forma).
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