Regia di Pietro Germi vedi scheda film
Esordio cinematografico di Germi, che parte da un dramma giudiziario alla Hitchcock o Lang, sembra svilupparsi in un pamphlet contro la pena di morte come un film di Cayatte, e poi si sposta sul versante del dramma interiore di un uomo (anche se a sproposito, non può non venire in mente Delitto e castigo) che, dall’esempio di due persone che casualmente ha conosciuto – l’anziano ragioniere impiegato all’anagrafe del comune e la ragazza a cui vuole bene – ha saputo trovare il coraggio per un profondo esame di coscienza. Il tema fondamentale di questo film (dove già si resta sorpresi per la capacità di Germi di padroneggiare la materia ed i mezzi espressivi) mi sembra la solitudine del protagonista, ma anche dei personaggi che gli si muovono intorno (il ragioniere, la ragazza, perfino l’oste e la padrona di casa). Ed è, questo, un argomento che tornerà in tutta la filmografia del regista genovese.
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