Regia di Pietro Germi vedi scheda film
Debutto alla regia di Pietro Germi, sotto la supervisione di Alessandro Blasetti, Sergio Zavattini partecipa alla sceneggiatura e aiuto regista è Mario Monicelli. Elena Maureen Bertolino appare sui titoli di testa con lo pseudonimo Maurin Melrose, ma già nei manifesti cartacei verrà usato il nome con il quale sarà poi conosciuta, Marina Berti.
Il film venne girato nella primavera del 1945, pochi mesi dopo, in novembre, ci fu la strage di Villarbasse nella quale vennero uccise dieci persone innocenti, nel febbraio del 1946 il film uscì nelle sale e nel luglio dello stesso anno furono emanate le ultime condanne a morte poi eseguite il 4 marzo dell'anno successivo, prima che la Costituzione abolisse la pena capitale, quindi l'argomento trattato nella pellicola era quanto mai d'attualità.
L'opera presenta molti punti di interesse, innanzitutto un ritratto impietoso di una Italia violata, le case squallide, i muri sbrecciati, gli interni miseri, tutto odora di povertà ed incertezza. Ottime quindi le scenografie, buona la pasta dell'immagine, la fotografia soffre in alcune scene di troppi punti luce che generano ombre innaturali.
Per quanto riguarda le interpretazioni, ahimè, la peggiore è proprio quella del protagonista, Roldano Lupi appare ancora legato a canoni di recitazione del decennio precedente, è rigido, lo sguardo fisso, da invasato, non parla ma grida, risulta addirittura indisponente. Molto migliori invece le prove dei comprimari: Marina Berti ha una figura esile, elegante, una bellezza delicata, lontana dalle procaci attricette maggiorate che acquisteranno fama di lì a poco, e molto naturali e disinvolti risultano anche tutti gli altri, tra i quali spicca Ernesto Almirante, molto convincente, Marcella Melnati e un giovane Arnoldo Foà in una breve apparizione.
Ultima freccia all'arco di questa pellicola è l'imprevedibilità della vicenda, non si può certo dire che la narrazione sia scontata, ci sono svolte inattese ed un finale che ha lasciato, almeno chi scrive, molto sorpreso, una conclusione dettata forse da esigenze di moralità.
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