Regia di Brad Peyton vedi scheda film
Inizia tutto con il crollo della diga di Hoover. Prosegue con ponti in pezzi, faglie sollevate come fette di pane, grattacieli sbriciolati, piogge di arredi urbani e tsunami. Ma dalla tonitruante apocalisse catastrofica, ecco spuntare un padre di famiglia separato e segnato dalla perdita della figlia più piccola, morta di fronte ai suoi occhi anni prima. Soccorritore ed eroe di professione (come intuiamo in un incipit con last minute rescue tremendamente anni 80), il buon Ray salva la moglie e, con lei, si mette alla ricerca della primogenita Blake. Come fare, tuttavia, a riempire i vuoti tra i cataclismi, peraltro non sempre beneficiari della dovuta cura in sede di effetti speciali? Brad Peyton e lo sceneggiatore Carlton Cuse (esperto di voragini narrative in Lost) optano per un percorso di elaborazione del lutto e ricongiungimento affettivo di coppia, incarnato da figurine buone per una versione action della Smemoranda e scandito da dialoghi («Come vi sentite?» «Scossi, ma felici di essere vivi») che sfigurerebbero su Twitter. E mentre i personaggi di contorno sprofondano nel demenziale (l’ex marito è uno stereotipato codardo, lo scienziato Paul Giamatti è utile soltanto a spiegarci l’ovvio sulla faglia di Sant’Andrea), dalle macerie svetta una enorme bandiera a stelle e strisce: «E ora che facciamo?» «Ricostruiremo tutto». Peccato che il film, ormai, sia in polvere. Ridateci Roland Emmerich. Almeno, con lui, il seggiolino trema.
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