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San Andreas

Regia di Brad Peyton vedi scheda film

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La recensione su San Andreas

di alan smithee
3 stelle

locandina

San Andreas (2015): locandina

Si può svilire un disaster movie di formale pregevole fattura, alto budget e dispendio di mezzi ed energie, servile o almeno funzionale a raccontare la storia di una famiglia separata che si riunisce quando tutto il resto dell'America letteralmente sprofonda in una faglia a causa di un terremoto di proporzioni catastrofiche?

Certo che si può: siamo negli States, e dunque la famiglia unita ed il dovere prima di tutto: “vai e salva tua figlia”, incita una madre tosta l'ex marito tutto muscoli che non si è ancora rassegnato ad aver perso la sua donna, come non si è ancora abituato alla perdita della figlia annegata durante una escursione di rafting; come ugualmente non si rassegna quando la crosta terrestre si piega come pasta sfoglia inghiottendo opere mastodontiche di una umanità sempre più megalomane e diretta senza rispetto verso l'alto dei cieli, con le sue costruzioni architettoniche spavalde ed apparentemente indistruttibili, che poi invece si sgretolano come biscotti friabili dinanzi alla natura che torna padrona dei suoi elementi.

Carla Gugino, Dwayne Johnson

San Andreas (2015): Carla Gugino, Dwayne Johnson

Un vero peccato che una vicenda - di per se già non nuova se già nel lontano 1936 Clarck Gable e Spenser Tracy figuravano coinvolti in un melodramma avente per sfondo una terribile catastrofe sismica – (e per npn parlare di tutti i disaster movies made Usa dell'ultimo ventennio) si svilisca unicamente a raccontare i tentativi di ricomposizione di una famiglia, sfidando probabilità di ritrovarsi che rasentano l'impossibile.

Leggendo tra i titoli di coda, si scorge il nome, tra i molti produttori, di tal Toby Emmerich il cui cognome sinistramente (non me ne voglia l'amico Gianni!) spiega molte cose, e ne confuta alcune altre inerenti la pregevole fattura complessiva che trova il suo apice nella rappresentazione della scossa definitiva e più travolgente, e nel suo inevitabile susseguirsi di tsunami dagli effetti letali.

Ma l'importante che la famiglia si ritrovi, che la figlia morta torni a respirare perché l'onestà e la intraprendenza americane tornino a disegnare sui volti dei sopravvissuti i tratti più distesi di chi, guardando una bandiera a stelle e strisce che pende da ciò che resta del Golden Gate, possa affermare con decisione: ricominceremo daccapo.

Dwayne Johnson, granitico e spesso che sempre, è una garanzia di incasso ormai indiscutibile; Carla Gugino e Alexandra Daddario sono le più belle e sexy madre e figlia che si potrebbe pensare di poter riconquistare o salvare dalla furia della natura; Paul Giamatti è lo scienziato scrupoloso che sa tutto e prevede anche di più, ma che nessuno ascolta manco fosse un noioso predicatore porta iella; tra i guest figura, in una piccola apparizione, la dinamica dance and pop singer tascabile australiana Kylie Minogue, peraltro non nuova ad apparizioni cinematografiche.

Tre stelle allo spettacolo catastrofico, zero stelle alla sceneggiatura e alla costruzione dei personaggi, che riempiono di vuoto e banali ovvietà del tutto irritanti fino a risultare insopportabili od inascoltabili, l'intervallo tra una scossa e la successiva: La media è presto fatta.

 

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