Regia di Brad Peyton vedi scheda film
San Andreas (2015): locandina
True disaster.
Non sull'incredibile moto tettonico di Alexandra Daddario bensì è su quello, assai meno spettacolare e senz'altro più piatto, della famigerata faglia di Sant'Andrea (oltretutto già ampiamente sfruttata da cinema e tv) che si concentra quest'ennesimo disaster movie.
Un disastro di film? Non proprio, giacché mantiente quanto promette (leggere alla voce del genere di appartenenza). Ma pessimo sì: perché è esattamente quello che ci si aspetta; e per molti versi finanche peggio. La fattura da serie b, almeno, smorza il conclamato livello di becerume: discreta (gli effetti speciali, le sequenze movimentate), senza le risibili ambizioni dei catastrofici ad alto budget (le tante sciocchezze emmerichiane, ad esempio, per quanto ne conti un buon centinaio anche questo), e ben lontana dall'inaccettabile immaginario scult-demenziale della Asylum.
A rendere alquanto balordo San Andreas, semmai, è quella sorta di inenarrabile aria ecunemica-familistica-patriottica che domina (su) tutto; a cominciare dalla sceneggiatura, mastodontico tsunami di scemenze che pare il risultato di una gara a chi le spara più grosse.
Le ondate di stereotipi, s'intende. Talmente tante, onnipresenti - onnivora manifestazione della morte di qualsiasi fantasia - che, ad ogni situazione o battuta o dialogo o comportamento ci si ritrova a pensare dove li abbiamo già visti, sentiti, subiti. Un collage - peraltro poverissimo nel suo essere mero riporto - di schemi, formulette e banali diagrammi da impiegato del mese: il "mostro" filmico non si fa problema alcuno e procede dritto per la sua strada disseminata di cliché, (ultra)déjà vu e ruberie gratuite ed assortite.
San Andreas (2015): Alexandra Daddario, Dwayne Johnson
San Andreas (2015): Carla Gugino, Dwayne Johnson
San Andreas (2015): Alexandra Daddario
Per cui, non deve stupire che protagonista sia il classico uomo - supervigile del fuoco nonché spericolato pilota di elicotteri (che poi uomo, insomma ... è Dwayne Johnson, metà carne metà muscoli metà steroidi: i conti non tornano, ovvio) - in missione per salvare (la quasi ex) moglie (Carla Gugino), figlia (la munifica Daddario di cui sopra) e il proprio animo tormentato per non aver saputo salvare, in passato, l'altra figlia. E c'è pure di mezzo il nuovo compagno di lei (il fu Mister Fantastic Ioan Gruffudd), che ovviamente è ricco, stronzo e avrà di conseguenza la punizione divina che si merita (ma quale spoiler, siamo seri). Toh, chissà dove l'ho già vista. E quante volte. Come, d'altronde, il finale: nel momento esatto in cui vediamo la figlia affogare sappiamo con certezza che cotanto padre la farà ritornare in vita.
I personaggi sono così monodimensionali, così puerilmente abbozzati nelle loro schematissime, superficiali psicologie che - bisogna ammetterlo - ci vuole del talento. Non è facile, per tutti i terremoti. Nel vetusto calderone finisce - evidentemente per "nobilitare" in qualche modo l'opera - un attore di razza come Paul Giamatti: è il sismologo che, dopo aver perso sul campo lo stimatissimo amico-collega (ed aver sottratto a fine certa una bambina dal crollo di una diga) riesce in circa centoventi secondi netti a scoprire come prevedere gli eventi sismici. Wow! Da segnare inoltre un cameo di Kylie Minogue: che ci stia a fare non è chiaro, che si stia qui a darne conto altrettanto.
All'appello mancherebbe un accenno di (castissimo, sia mai) sentimento ... c'è, e riguarda la figlia dell'eroe e un ragazzo bravo che più bravo non si può.
San Andreas (2015): Paul Giamatti
San Andreas (2015): Carla Gugino, Alexandra Daddario, Dwayne Johnson
San Andreas (2015): Dwayne Johnson, Carla Gugino
Ma è inutile stare a cercare preziosi quando si è in mezzo alle macerie e con l'acqua quasi alla gola ... però un minimo di senso e di idee proprie, sì. Come è altresì lecito chiedere una recitazione che non sia così fieramente canina (Giamatti, poverino, fa quel che può), una gestione dei tempi che non sia elementare e alimentare (quando cala l'azione cala la palpebra), un respiro magari più cinematografico anziché appiattito verso certi modelli televisivi da catena di montaggio.
Non importa, comunque: nell'ultima scena il quadretto familiare si ricompone mentre l'inquadratura scivola con passo felpato verso la sventolante bandiera a stelle e strisce, e Dwayne Johnson che, rispondendo alla domanda della mogliettina ritrovata - «cosa faremo ora?» -, tronfio tronfio fa: «ricostruiremo tutto».
Una (prevedibilissima) minaccia.
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''incredibile moto tettonico di Alexandra Daddario'' ahaha, è una ripresa da antologia, su una pagina web (non mi ricordo quale) c'è una foto sincronizzata che ripropone in loop la sua camminata verso il finestrone dell'edificio..... ciao :)
L'avevo infatti già linkata (se clicchi sul nome ti si apre esattamente quel momento lì) ... Il riferimento, poi, per chi l'avesse visto, è a True Detective ...
visto (la scritta rossa è il link, giusto), epocale direi :)
quando vedrò True Detective mi ricorderò di lei senz'altro :)
..ne più ne meno di tanti disaster movie di cui sono specialisti gli americani..Però però non è tutto da buttare al cesso...A loro in questi film interessano solo i virtuosismi di chi fa meglio gli effetti speciali..e chi più chi meno cura i personaggi..Quello che mi da sempre fastidio sono le solite inquadrature della svolazzante bandiera americana a rafforzare e a ricordarci la loro maniacale nazionalità...di cui noi italiani non sappiamo proprio che farcene...
...purtroppo..
Prodotti standardizzati da catena di montaggio: durano giusto il tempo della promozione e della distribuzione, poi spariscono. Quello che non sparisce, mai, è il patriottismo a stelle e strisce che come nessuno sa toccare punte di impensabile ridicolaggine.
vero...
In sintonia. Incombe un disaster-sequel!!!
La peggiore delle catastrofi cinematografiche.
Eh, c'hanno messo parecchio (visti i lauti incassi...) ma sembra che alla fine la minaccia di un San Andreas 2 stia davvero per concretizzarsi. Scorgo trailers...
Viviamo in una costante, continua serializzazione. Non resta che sperare, almeno, in nuove pose tettoniche della Daddario.
Aggiungerei "purtroppo"...
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