Regia di Mario Bonnard vedi scheda film
Un piccolo film, non banale o superficiale come può forse sembrare a prima vista. I personaggi di contorno hanno in effetti una recitazione un po' teatrale e sono dei tipi più che delle persone, ma i tre principali - con in testa Fabrizi - sono ben definiti con svariate sfumature psicologiche. Non si può neppure dire che abbiamo il triangolo un po' semplicistico di lui buono e timido che viene soppiantato dallo sbruffone un po' carogna, che gli soffia la ragazza solo per divertirsi, la quale ingenuamente ci casca. Il secondo è in effetti un po' sbruffoncello e rubacuori, ma in fondo non è un tipo disprezzabile, e pare che della ragazza si innamori sul serio. Fabrizi dà una grande interpretazione, sensibile e sfaccettata, e nell'ultima parte riesce a commuovere. Capisce che il cuore della ragazza è già del suo collega e capisce che non è il caso di insistere, magari per mero e futile orgoglio. La Benetti è perfetta come ragazza buona e ingenua, dote che aveva già provato in Teresa Venerdì di De Sica. Lo zampino di Zavattini sceneggiatore si vede nell'egoismo diffuso che caratterizza l'uomo della strada e quello incontrato nelle case, elementi che avrebbe portato anche nel nascituro neorealismo.
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