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Testimone d'accusa

Regia di Billy Wilder vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Testimone d'accusa

di laulilla
9 stelle

Alla Corte di giustizia di Londra è ambientato questo bellissimo e insolito thriller che il grande Billy Wilder girò negli USA nel 1957, co-sceneggiando con Harry Kurnitz “Witness for the Prosecution” *, racconto di Agatha Christie, diventato poi una pièce teatrale di grande successo.

 

 

Sir Wilfred Robarts (Charles Laughton) è un avvocato penalista celebre per non aver mai perso una causa: il suo amore per i processi più difficili e la sua abilità dialettica ne avevano fatto sia un osso duro per la pubblica accusa, sia un’imperdibile occasione di racconto per cronisti televisivi e gazzettieri dell’epoca.

 

Sir Wilfred, però, era da poco sopravvissuto a un infarto; stufo di essere tenuto in vita da sgradevoli terapie e insopportabili divieti, era quasi fuggito dall'ospedale ed era stato costretto a portare a casa con sé l’infermiera petulante e impicciona che si era presa cura di lui: Miss Plimsoll (Elsa Lancaster), che ora cercava, d'accordo col medico, di evitargli ogni occasione di stress e di innocenti piaceri – dov’erano finiti i suoi sigari, dove il suo Scotch? – per evitargli pericolose ricadute nella malattia.

Di riprendere il lavoro, come avvocato civilista non era proprio il caso di parlare: la difesa era la sua passione, soprattutto nei casi più difficili, anche se ottimi avvocati amici avrebbero potuto sostituirlo, seguendo i suoi indispensabili consigli, s’intende...


Si avvia in modo brioso e divertente il film, tra battibecchi e sotterfugi della coppia Laughton – Lancaster (coniugi nella vita reale), che si intrecciano un po’ alla volta con la storia di Leonard Vole (Tyrone Power), l’americano accusato di aver ucciso Norma Varden (Emily Jane French), anziana vedova, invaghita di lui, per riscuoterne l’eredità.

Un cambio di testamento, intercettato dalla diffidente e bisbetica cameriera Janet McKenzie (Una O’Connor) e la strana Christine Vole (Marlène Dietrich), ambigua moglie tedesca – potrebbe cavarlo da ogni impaccio fornendogli un alibi – completano il quadro dei personaggi le cui vicende si intrecciano alla storia di Leonard, l’innocente che rischia di finire sulla forca, nonostante Sir Wilfred, infine suo unico difensore, i suoi buoni uffici, il suo monocolo miracoloso, la forza delle sue inoppugnabili argomentazioni…

 

Non dirò altro, naturalmente: il film sviluppa con verve leggera e con ironia bonaria le invenzioni narrative incalzanti e gli innumerevoli colpi di scena che si susseguono, avvincendo gli spettatori  fino all’ultimo istante della pellicola che attraversa i generi cinematografici, dalla commedia brillante al giallo, al thriller, e diventando doppiamente imprevedibile nel sorprendente finale.

Vederlo è un imperativo categorico, non eludibile se si ama il cinema, e soprattutto se si amano le grandi invenzioni di Billy Wilder

 

* è anche il titolo originale del film.

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Visto su un mio vecchio DVD

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