Regia di Eli Roth vedi scheda film
Evan e Vivian sono una giovane coppia sposata con due adorabili bambini. Famiglia felice, anzi... felicissima: lui affermato architetto, lei scultrice di successo, i bambini belli e sicuramente intelligenti. Evan deve rimanere a casa da solo durante il week end per terminare un progetto di lavoro, mentre moglie e figli partono per il mare. Durante la prima notte in cui rimane solo, un temporale di quelli che ci sono solo nei film horror, fa giungere inaspettatamente alla porta di Evan 2 ragazze infreddolite. Genesis e Bell raccontano sotto una pioggia torrenziale allo sbigottito padrone di casa, che si sono perse mentre cercavano una casa dove c'era una festa, che il loro cellulare si è bagnato sotto la pioggia e chiedono a Evans se possono entrare un attimo in casa per asciugarsi e poter usare un computer per connettersi con i loro amici. Al primo impatto le due ragazze appaiono sì molto carine, ma molto educate e rispettose ed Evans si lascia conquistare dalla loro spontanea gentilezza e freschezza giovanile. Appena entrate in casa però le due amiche non mostrano più tanta voglia di andare via e cominciano un corteggiamento spinto nei confronti del bel “papy” rimasto tutto solo a casa. Dopo un iniziale imbarazzo Evans cederà alle lusinghe delle due ninfette, abbandonandosi con loro ad una notte di sesso proibito. Ovviamente tutto questo avrà conseguenze inaspettate per il capofamiglia che pensava di essersi lasciato andare ad un momento di debolezza, provocato dalle insistenze delle due giovani che non sembravano voler altro che il suo corpo. Le due amiche diaboliche si mostreranno presto al loro amante per quello che realmente sono, dando via ad un lungo fine settimana di terrore.
Dopo due anni dalla fine delle riprese di “Green Inferno”, Eli Roth torna a dirigere e a produrre insieme a Nicolàs Lòpez un nuovo horror, ispirandosi questa volta al genere slasher più consono allo spirito americano. Purtroppo il risultato non è pari all'ottimo cannibal movie di un paio di anni prima.
Se la prima parte, riferita appunto al “Knock Knock” al quale si ispira il titolo del film, riesce a creare buone aspettative, nella seconda -che dovrebbe essere quella più intensa e ansiolitica- queste aspettative vengono deluse una a una. In qualche caso le situazioni diventano grottesche al limite del ridicolo, provocando però invece che divertimento molta noia. Roth non riesce a giustificare in maniera convincente il comportamento delle due ragazze, e quando lo fa diventa poco credibile: vendetta contro i pedofili? Oppure il contrario?
In effetti il racconto diventa ambiguo sul tipo di significato che certe frasi e certe scene propongono (frasi e scene che non sono nemmeno così scandalose o fastidiose, direi piuttosto “fumettone”).
Evan è un ottimo padre e marito innamorato, che si trova improvvisamente “violentato” da due belle ragazze che non sembrano minorenni e che comunque non si comportano come tali. Non sembra aver rimorso di aver tradito la sua famiglia proprio perché non si sente responsabile di quello che è accaduto. E' possibile non sentirsi responsabili in certe situazioni? Anche se al massimo della provocazione?
Le due ragazze sono andate in casa con un vero e proprio obiettivo: far cascare nella trappola il “povero” Evan, ma perché? Ecco, è soprattutto a questa domanda che non c'è una risposta accettabile e condivisibile, vanificando così i buoni propositi che avevano proposto le domande precedenti sul comportamento di Evans.
E' forse per questo pasticcio narrativo che gli ultimi 40 minuti dei 95 complessivi del film risultano davvero noiosi e senza troppo senso. Ci si aspetta un colpo di scena finale che naturalmente c'è ma che non alza il mediocre livello del film.
Eli Roth si circonda di un gruppo di lavoro già collaudato e torna a girare in Cile. Protagonista poco assoluto è uno sparuto Keanu Reeves, che è anche produttore esecutivo del film. Keanu Reeves dopo Matrix non ha saputo ritagliarsi per sé un vero ruolo convincente nella sua carriera, rimanendo vincolato (forse per sempre?) a quello sguardo sempre monofacciale troppo “fantascientifico”. Peccato, perché ha buone potenzialità e ancora un ottimo fisico, ma quando cerca di fare una espressione che sia appena un po' diversa dal solito “figo” si lascia andare a cose imbarazzanti.
Un' occasione persa per Roth e company per confermare il buon successo avuto con “Green Inferno”, questo “Knock Knock” rimane buono solo per i primi 25/30 minuti, poi si può tranquillamente fare altro e tornare negli ultimi 5 (non di più) giusto per capire se è morto o meno qualcuno (se può interessare).
Molto carine le due ragazze protagoniste: Ana De Armas come “Bel”, la traumatizzata; e Lorenza Izzo come “Genesis” la mente diabolica”, quest'ultima già protagonista in “Green Inferno”.
Nel ruolo della moglie “Vivien”: Collen Camp (anche lei già nel cast del cannibal movie), qui presente anche come produttrice del film.
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