Regia di Robert Zemeckis vedi scheda film
Film solido e curato ma piuttosto scialbo. Non consigliato, neppure sconsigliato, ma non resterà nel cuore.
"Benvenuto a New York! Niente da dichiarare?" (agente Genco)
"Sono qui per sospendere un filo tra le torri del World Trade Center e attraversarlo!" (Philippe Petit/Joseph Gordon-Levitt)
"Ah! Auguri..." (agente Genco)
Non dico che stavolta il grande regista Zemeckis ha fatto cilecca ma, perlomeno, ci è andato vicino, con questo biopic su Philippe Petit che non sa appassionare per nulla.
Dal cineasta dei Ritorno al Futuro, di Forrest Gump e tanti altri ottimi lavori ci aspetta di più.
Molto di più.
Petit è un funambolo francese che il mattino del 7 agosto 1974 eseguì, camminando su una corda senza protezione, la traversata delle due Torri Gemelle di New York, da un edificio all'altro.
E nel film viene raccontata la preparazione di questo "colpo", come dice il protagonista nella pellicola: dalla stesura di un piano d'azione, all'installazione delle attrezzature, all'attraverdata stessa.
Premetto il mio scarso interesse per la vicenda e la mia ancor più scarsa ammirazione verso la figura di Philippe Petit, uomo baciato dalla fortuna che ha raggiunto il successo mettendo a rischio la propria vita e quella degli altri.
Gli è andata bene e beato lui.
Il film, devo ammettere, è visivamente molto curato e nel complesso si capisce che c'è dietro un lavoro di professionisti competenti.
Non ci sono grosse falle e l'opera alla fine è comunque dignitosa.
Ma i difetti, a ben vedere, sono molti.
A cominciare dall'insopportabile protagonista, interpretato dal sopravvalutatissimo Joseph Gordon-Levitt, attore che ancora una volta si conferma arrogante e poco convincente.
Inoltre, un lato che non mi ha convinto è l'eccessiva artificiosità del tutto: che ne sarebbe stato del film senza la possibilità di avvalersi della computer grafica, o con un minore utilizzo della stessa?
Come saprete certamente tutti, le Torri Gemelle purtroppo non esistono più, e tutto ciò che si vede nel film che riguarda queste ultime è quindi falso.
La sceneggiatura, secondo me, è sì solida, ma non mi è piaciuto lo stile con cui è stata prima scritta e poi naturalmente girata.
Innanzitutto, il fatto che sia lo stesso Petit/Gordon-Levitt a raccontare la storia in prima persona, in cima alla Statua della Libertà (se ben ricordo) e con dietro lo sfondo di New York è forse un tentativo di essere originali ma depotenzia il valore della vicenda (per quanto vale...) e avrei preferito una narrazione più lineare e distaccata.
Ma questa non è che una mera opinione personale e quindi non proprio identificabile come una pecca.
Fatto sta, che pare che regista e sceneggiatori si siano fatti prendere la mano dalla celebrazione e ammirazione verso Petit, che il risultato finale risulta poco sincero.
Esagerare non porta mai bene.
Nonostante la cura e la solidità, non si accende la scintilla fra lo spettatore e The Walk, film che ricorderò come un prodotto piuttosto scialbo e che, prendendo visione di pregi e difetti, in tutta sincerità non mi sento di consigliare.
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