Regia di Karen J. Lloyd vedi scheda film
Nella sua ventottesima reincarnazione audiovisiva, la prima a passare sui nostri grandi schermi, Barbie sfoggia ancora la freschezza dei suoi 17 anni nonostante l’aria che respira sia filtrata da condotti evidentemente vetusti. Dietro gli occhioni blu della biondina dall’incarnato di luna si cela l’inadeguatezza della fanciulla renitente a sbocciare, sebbene vanti i consueti regali natali. Il pretendente di turno è parimenti biondo, pallido e incoronato, ma la ragazza lo osserva da una porta socchiusa, mentre quella del rituale ballo di palazzo sta per spalancarsi. Barbie preferisce leggere le storie delle principesse piuttosto che scrivere il proprio romanzo, e come ogni adolescente sarà “rapita” da un libro per fiorire giovane donna.
Le intenzioni non sono molte né perniciose, e la “magia” sprigionata da un cambio d’abito è il prezzo da pagare alle competitor più trendy, ma il racconto mantiene l’appeal di un pallottoliere con tre palline. Il regno segreto è il giardino incantato, l’avamposto della formazione caratteriale che non poteva passare da ostacoli e flessioni - mai come in questi casi la protagonista è una bambola -, quindi offre il pacchetto “musicarello dimesso + creature di varia estrazione fantastica fatte con lo stampino espressivo del marchio”. Se i cattivi non sono cattivi davvero, i buoni sono ugualmente poveri di spirito, e non basta che Barbie balli da sola per redimerla dalla sua sostanziale inettitudine alla contemporaneità.
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