Due storie parallele hanno per protagonisti personaggi intrappolati in illogici spazi senza fine: due fratelli e un detective sono alle prese con una scala infinita mentre una famiglia deve fare i conti con una strada che non termina mai.
Opera d'esordio messicana criptica e confusa nel finale, ma senz'altro ricca di spunti e tematiche esistenziali sempre toccanti. Di difficile catalogazione, e da rivedere in tempi brevi per meglio comprendere il complesso disegno che governa l'ermetica sceneggiatura.
Tentativo di parafrastica rivisitazione dickiana del Ritratto di Dorian Gray: qualcuno soffre al nostro posto. A meno che quel qualcuno - sillessi sineddotica - non eravamo, siamo, saremo, saremmo e fossimo noi stessi...
The illusion of motion. Anche voi avete incominciato a non sentirvi più quelli di una volta? Tic-tac, tic-tac... E poi vi s'imbiancano le tempie? Vi pesano le sconfitte? Eh? L'opera prima nel lungometraggio - dopo una serie di corti, tra i quali uno contenuto in “México Bárbaro” - del regista, sceneggiatore e produttore di Città del Messico Isaac… leggi tutto
Una esplosione lontana e lo spazio-tempo non è più lo stesso. Un sacrificio umano e una espiazione di 35 anni che faranno venir fuori la capacità di sopravvivenza dei protagonisti ed avviare la possibilità di una nuova vita (o un nuovo incubo?).
Il cineasta messicano Isaac Ezban scrive dirige e produce questo film a bassissimo budget ma interessante…
Carlos ed Oliver hanno problemi con la giustizia. Vengono rintracciati da un poliziotto che si getta al loro inseguimento mentre tentano di fuggire lungo le scale di un palazzo a nove piani. Un colpo di pistola raggiunge Carlos mentre uno strano boato, simile al rumore di un terremoto, coglie l'attenzione dei fuggitivi. Fuggitivi (e inseguitore) intrappolati in una scala senza…
The illusion of motion. Anche voi avete incominciato a non sentirvi più quelli di una volta? Tic-tac, tic-tac... E poi vi s'imbiancano le tempie? Vi pesano le sconfitte? Eh? L'opera prima nel lungometraggio - dopo una serie di corti, tra i quali uno contenuto in “México Bárbaro” - del regista, sceneggiatore e produttore di Città del Messico Isaac…
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Opera d'esordio messicana criptica e confusa nel finale, ma senz'altro ricca di spunti e tematiche esistenziali sempre toccanti. Di difficile catalogazione, e da rivedere in tempi brevi per meglio comprendere il complesso disegno che governa l'ermetica sceneggiatura.
leggi la recensione completa di undyingTentativo di parafrastica rivisitazione dickiana del Ritratto di Dorian Gray: qualcuno soffre al nostro posto. A meno che quel qualcuno - sillessi sineddotica - non eravamo, siamo, saremo, saremmo e fossimo noi stessi...
leggi la recensione completa di mck