Regia di Panos H. Koutras vedi scheda film
Stella: nome proprio di persona, femminile;
Trella: in greco folle, lunatico, stravagante.
L’unione delle due parole fa “Strella”, che diviene il soprannome, o il nome d’arte, o quello di battaglia, se così si può dire, della appariscente Stella: un transessuale in fase di pre-operazione che canta e si esibisce in un locale ma non rinuncia a cedere il proprio corpo per arrotondare i proventi, e che viene in contatto di un ex carcerato greco che, appena uscito di prigione dopo una lunga detenzione, si mette in cerca del figlio che non vede da un decennio e che è l’unica cosa che gli resta della vita precedente.
I due individui, incontratisi in quanto vicini di stanza, divengono presto complici di una passione apparentemente senza corrispettivi, ma vitale e sincera.
Sullo sfondo i dolori della solitudine, della morte dei propri cari, dell’incubo incipiente di perderne altri e di restare soli, nel grigiore quotidiano che avrebbe bisogno dei colori e della fantasia di un cartone animato.
Melodramma colorato e forte, scabroso e potente del greco Panos H. Koutras che esordisce nel lungometraggio nel 2009 proprio con questa drammatica vicenda di intrighi familiari tutti da chiarire.
Un film che ho cercato in tutti i modi di scoprire (e di difficile reperibilità – ne ho trovato in extremis una copia dvd francese, una delle ultime disponibili, in v.o. sottotitolata in francese acquistata on line) dopo aver visto “Xenia” (o Pazza idea, presto anche da noi al cinema) sempre in Francia proprio a ridosso del Festival di Cannes, dove fu presentato con successo al Certain Regard, forte anche della presenza vivificante e sopra le righe di Patty Pravo, icona molto rappresentativa e folkloristica; ma anche su suggerimento ed induzione in “tentazione” dovuti alle preziose informazioni/anticipazioni ricevute dall’amica Yume, che ha avuto modo di vederlo in altre occasioni già tempo addietro.
Rivelare di più della storia non si può proprio, ma si può almeno affermare che Strella vive di momenti forti e scabrosi la cui drammaticità viene vissuta nella sua interezza solo in un secondo momento, quando il dramma ha reso consapevole lo spettatore.
Allora ben vengano i momenti poetici ed edulcorati, eccessivi e solo a prima vista stucchevoli, che si insinuano senza vergogna nel realismo forte e melodrammatico della vicenda principale a rappresentare il sogno, sotto forma di un morbido e tenero cartoni animato, del nostro turbato protagonista, intento nella sua ricerca di tracce di passato che non riesce più a trovare.
Uno stile che tornerà in Pazza idea e che anzi ci aiuta a comprendere maggiormente lo stile singolare, forse un po’ manierato, ma originale di un regista che comunque possiede già un carattere marcato al suo secondo film e che potrebbe rivelarsi un’altra bella sorpresa greca di questi drammatici, ma cinematograficamente fertili, ultimi anni.
Buone le prove attoriali dei due protagonisti, Mina Theoharis e Yannis Kokiasmenos, sensuali e molto hot quando si sfiorano presi dalla passione, tanto da rendere ancora più forte, spudorato e dirompente il dramma che si nasconde dietro la vicenda, lasciandoci quasi in colpa o quantomeno addosso un sentore di sporcizia e di corruzione, per quanto spettatori inconsapevoli, almeno inizialmente.
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