Regia di Marah Strauch vedi scheda film
Documentario su Carl Boenish, americano che definì la disciplina del BASE jumping negli anni Settanta del Novecento, ideandone anche il nome, per trovare la morte solo dopo qualche anno schiantandosi in Norvegia durante un lancio.
Gli oltre cento minuti di documentario dell'esordiente Marah Strauch ci raccontano qualcosa sul BASE jumping, a partire dal nome che è l'acronimo di quattro punti strategici da cui far partire i lanci nel vuoto: Buildings, Antennas, Spans e Earth, cioè edifici, antenne, ponti e formazioni rocciose. Più che altro però il film si sviluppa come una biografia degli ultimi anni di vita di Carl Boenish, focalizzandosi per metà della sua durata sulla performance per lui mortale tenuta nel luglio del 1984 in Norvegia. Il problema non è tanto nella carenza di informazioni in generale su questa attività, quanto sulla totale esaltazione cieca della stessa. Impossibile a definirsi uno sport (non ci sono regole, non ci sono allenamenti specifici, non ci sono criteri oggettivi di competizione), il BASE jumping visto dagli occhi delle autorità è spesso illegale e da quelli del buonsenso è sempre pericoloso, se non per chi lo pratica, quantomeno per chi rischia di venirne coinvolto suo malgrado (ad es. da un atterraggio a sorpresa in centro città). In Sunshine Superman - titolo strappato senza una ragione sensata a Donovan - il punto di vista della legge viene ridicolizzato e quello della ragione neppure sfiorato: Boenish è un eroe, punto e basta. Uno spettatore neutrale - cioè nè sostenitore, nè detrattore del BASE jumping - può ritenerlo un martire della sua stessa follia, un uomo indubbiamene coraggioso e un fervente amante dell'adrenalina, ma al di là di questo troverà ben poco di interessante in questo film; l'abuso ripetuto di sequenze aeree procura inoltre parecchia noia. Fra le testimonianze e le interviste va segnalata la presenza della vedova di Boenish. 3/10.
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