Regia di Gus Van Sant vedi scheda film
Non credo di esagerare se asserisco che è questo il miglior film di Gus Van Sant. Possiede tutte le necessarie caratteristiche che rendono una pellicola attraente al pubblico più o meno cinefilo. Parte da elementi reali, la foresta di Aokigahara, situata in Giappone alle pendici del Monte Fuji, dove si susseguono centinaia di suicidi all'anno, e ci costruisce intorno una storia verosimile, quella di Arthur, un intenso Matthew McConaughey, alla ricerca di una profonda riflessione sulla vita e sull'amore. Ad aiutarlo sarà Takumi Nakamura, un sommesso Ken Watanabe, un suicida pentito a cui Arthur darà un aiuto per trovare la via d'uscita. Il confronto tra i due uomini porterà a comprendere molte verità celate dalla foresta stessa. La fotografia e la messa in scena sono due punti forti della pellicola, così come il racconto che si svolge attraverso l'utilizzo di déjà vu o meglio flash back nel passato di Arthur. La trama è commovente ed estremamente riflessiva, lascia allo spettatore l'angoscia della complessità dell'anima che il destino conduce verso le più strane mete percorribili per l'uomo. Intenso e in un certo senso pragmatico; la ricerca di se stessi attraverso eventi traumatici che, se espressi e accettati, caratterizzeranno il futuro. Perché nessuno di coloro che lasciano questo mondo lo fanno senza prima almeno cercare di alleviare il dolore che si prova per la loro dipartita.
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