Regia di Don Siegel vedi scheda film
Un noir diverso.
Quando si opera una rivisitazione leggera e personale di un genere, bisogna sempre fare ben attenzione a non scadere nella parodia volgare, o nello sberleffo gratuito. Il noir in particolare era genere di strutturata dignità e possente espressività, coi suoi umbratili detective, le sue femmes fatales, le sue doppiezze, le sue storie torbide. Ma nel 1949 aveva già detto molto di quello che aveva da dire: probabilmente aveva già raggiunto il suo picco e stava percorrendo il ramo discendente della parabola. Era un genere non facilmente digeribile e spesse volte angosciante. Il Big Steal di Siegel rappresenta un felice compromesso che mitiga la pesantezza connaturata nel genere con toni da commedia brillante. Il protagonista è sì il solito uomo fascinoso e misterioso (Mitchum), ma è anche un impacciato e un insicuro: non governa l'azione, ma la subisce. La storia stessa prende le mosse da un furto bizzarro: il criminale Fiske (Knowles) sottrae un carico di 300mila dollari all'ufficiale interpretato da Mitchum, Halliday, e riesce nell'intento rubando l'arma sotto il naso all'ingenuo protagonista. Che a sua volta viene gabbato dal suo superiore, il capitano Blake (Bendix), rivelatosi alla fine complice di Fiske; e viene anche usato dall'Ispettore generale di Vera Cruz, Ortega, per rintracciare il covo del ricettatore Seton. Mitchum non è esattamente quel che si dice un tipo sveglio. Sarà la protagonista femminile, Joan Graham (Greer) a risolvere lo stallo finale a favore dei buoni, ma con un colpo di fortuna non voluto e insperato. Eroina assai lontana da alcune donne maledette e ricche di coni d'ombra, Joan si ritrova vittima delle situazioni tanto quanto Halliday: Joan e Halliday sono attratti vicendevolmente per tutta la pellicola, ma solo nel timido bacio conclusivo trovano il coraggio di dichiararsi. La grammatica del noir, sempre molto sistematizzata e precisa, si stinge nel polveroso Messico di Siegel in favore di un più divertito canovaccio dominato dal caso.
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