Regia di Guido Zurli vedi scheda film
Mediocre commedia dai toni "neri" mitizzata a lungo, e resa famosa, più per la sua rara rintracciabilità che per i contenuti.
Vienna, 1930. Il macellaio Otto Lehman (Victor Buono) esce dopo tre anni di manicomio, con referto di pronta guarigione. A recuperare l'uomo è la stessa moglie Hanna (Karin Field) che lo aveva fatto rinchiudere, evitandogli il carcere, a seguito dell'aggressione verso una cliente. Otto riprende l'attività in macelleria, e rifiuta di rientrare in casa passando l'intera giornata al lavoro tra le salsicce (che svende a metà prezzo). Unico svago che si concede: spiare dalla finestra una avvenente vicina che si spoglia spesso, dimenticando di chiudere gli scuri. Un violento alterco con la moglie, che lo ha colto in flagrante, finisce in disgrazia, ma Otto trova il modo di unire l'utile al dilettevole, e con il corpo della (ex)consorte supporta la macelleria. Tra i clienti le salsicce vanno a ruba, e a finire nel tritacarne sono, nell'ordine, una prostituta e il cognato. Frattanto l'ispettore locale, su pressione di un giornalista americano in cerca di scandali, indaga svogliatamente...
Commedia nera diretta da un regista che, pur avendo all'attivo diciannove regie, viene ricordato unicamente per questo film. Film che ha raggiunto una certa notorietà in forza della scarsa reperibilità che, fino a pochi anni fa, lo aveva reso una sorta di titolo mitico e irrintracciabile.
In realtà, una volta posatoci sopra gli occhi, sembra di assistere ad un Gran bollito (Mauro Bolognini, 1977) ante litteram e per tematica (qui un macellaio, là una "saponificatrice" con la mania dei dolcetti) e per nera ironia.
Zurli punta più alle risate che al brivido e la colonna sonora di Alessandroni (ottimo musicista) infatti evoca sonorità da pellicole comiche, tipo quelle con interprete Totò.
Victor Buono è un valido attore e nel complesso, complice la bella fotografia, da un punto di vista estetico il film ha un suo carisma anche se, soprattutto oggi, il connubio dramma e commedia appare mal risolto e, talvolta, fastidioso (dimenticabili le brutte battute del giornalista in cerca di scoop).
Di cattivo gusto c'è poi la didascalia al posto della classica parola fine, che si sovrappone ad un ammasso di salsicce (presumibilmente realizzate con la carne del cognato) che recita: "Buon appetito".
Curiosità
Film particolare, per quanto ibrido, anticipato in Italia da una brutta pellicola che dell'orrore fa burletta come Tempi duri per i vampiri, e al quale faranno seguito film di poco interesse (anche se alcuni titoli molto acclamati) tipo il duetto targato Morissey/Margheriti (Il mostro è in tavola... barone Frankenstein e Dracula cerca sangue di vergine... e morì di sete!!!) e robette inguardabili come Io zombo, tu zombi, lei zomba, C'è un fantasma nel mio letto o La casa stregata.
Curiosità 2
In un brutto splatter italiano di ultima generazione (Psychomentary, 2014) gli autori sembrerebbe abbiano voluto citare il film di Zurli quando propongono una scena in mensa: vittime i carabinieri che si gustano saporiti hamburger... fatti con carne umana. Ne Lo strangolatore di Vienna, Otto rifornisce la cucina dei poliziotti con salsicce a base di medesimo tipo di carne.
Curiosità 3
Qualche anno prima sugli schermi italiani agiva un altro strangolatore, quello di Baltimora (orig. Chambers of horror), seguito poi da quello di Boston (orig. The Boston strangler). Con il film di Zurli quindi, nel giro di un paio d'anni, tre diventarono "gli strangolatori".
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