Regia di John Huston vedi scheda film
A quasi 70 anni dalla sua nascita "Il tesoro della Sierra Madre" di John Huston è un "vecchietto" ancora capace di stupire, molto tonico e con pochissimi acciacchi. Sicuramente resta attuale il messaggio che contiene: l'avarizia e la bramosia di danaro conducono l'uomo a commettere feroci nefandezze. E ancora: a causa dei gesti compiuti, prima o poi ci verrà presentato un conto salato (la morte vendicatrice?), rendendo vane le azioni intraprese per raggiungere il nostro personale e sordido tornaconto. Pienamente d'accordo, anche se la verità espressa non è assicurata, non sempre. L'ironia che pervade tutta la pellicola certamente ci fa sentire quest'ultima certezza, quanto meno, più vicina e credibile. Il film, girato ed ambientato in Messico, è una sorta di western moderno perché presenta molti degli elementi caratterizzanti il genere. Huston non ci fa mancare l'assalto al treno (diligenza), la sparatoria con i bandidos (gli indiani), la scazzottata nella taverna (il saloon), ed infine, i federali messicani che rincorrono i banditi ci rammentano gli eserciti stelle e strisce all'inseguimento dei nativi americani. Non mancano i revolver e il tipico machismo da cowboy che perfettamente si incarna nello sfaccettato personaggio interpretato da Bogart. Anche i paesaggi della Sierra Madre ci accecano con la loro bellezza selvaggia inducendoci a credere di trovarci nel vecchio West, mentre le automobili che invadono le vie di Tampico, dove ha inizio l'avventura dei tre ricercatori d'oro, ci permettono di contestualizzare gli avvenimenti nel primo dopoguerra.
Dobbs (Humphrey Bogart) e Curtin (Tim Holt) si incontrano a Tampico. Entrambi americani, entrambi sfaccendati. Stanchi di elemosinare e arrabbiati per un lavoro rimasto impagato scoprono attraverso un vecchio chiaccherone, Howard, (Walter Huston) che si può guadagnare bene con l'oro. I tre decidono di investire i pochi soldi posseduti e partire per la Sierra Madre alla ricerca del prezioso metallo. Durante i mesi di solitudine e di lavoro tutto ciò che il vecchio aveva predetto, circa l'avidità dei cercatori d'oro, si manifesta. I rapporti si incrinano, scoppiano liti e gelosie che conferiscono tensione alla narrazione e sfociano nella paradossale resa dei conti finale. Difficilmente ascrivibile ad un genere la pellicola di Huston inizia in tono canzonatorio, prosegue in maniera avventurosa fino a tingersi di dramma psicologico. Il finale, che si discosta lievemente da quello scritto dal leggendario autore del romanzo, si fa carico della stessa divertita ironia dell'inizio quasi a suggellare il ritorno alle origini della condizione dei protagonisti. Quest'ultimi sono la vera forza di un film che altrimenti sarebbe, almeno a tratti, lento. L'evoluzione caratteriale dei personaggi è ben descritta e aleggia fino alla fine l'idea che ognuno dei tre possa compiere azioni vili per arricchirsi a discapito degli altri. Non ci sono buoni né cattivi ma solo individui imbruttiti dagli eventi, e solo i più fortunati tra questi, come Howard, raggiungono l'età della ragione che li mette al riparo dai motti più vili dell'animo.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta