Regia di Paolo Bianchini vedi scheda film
L'insospettabile si cela dietro Paolo Bianchini, regista di fiction buoniste targate Rai dai primi anni del nuovo secolo, noto anche come ambasciatore Unicef; il Nostro infatti aveva cominciato la propria carriera alla fine degli anni Sessanta e, per i tre decenni successivi, aveva percorso svariati territori nel cinema di genere nostrano, fra azione, spaghetti western, comico e perfino un decamerotico (Le belle novelle del Boccaccio, 1972). Nel corso della prima parte della sua filmografia, Bianchini sfrutta spesso lo pseudonimo Paul Maxwell; a ben guardare, però, sarebbe stato più astuto celarsi dietro falso nome firmando certi prodottini catodici di fattura piuttosto povera e dalle poche, ma confusissime idee, come questo Vite a perdere. Se la sceneggiatura di Franco Ferrini mira dichiaratamente al racconto pasoliniano di vita vissuta (male e in fretta) nelle zone povere della Capitale, in realtà il risultato finale somiglia più a un poliziottesco supertrash del terzo millennio, fra esagerazioni, personaggi tagliati con l'accetta, tensione mal gestita, atrocità varie nei confronti del pubblico. Cast variegato: Ninetto Davoli, Pino Quartullo, Francesco Salvi, Alessio Boni, Karin Proia, Giampaolo Morelli e il mitico Stefano Calvagna sono i nomi principali sui titoli del film; colpisce anche un altro, quello di Edwige Fenech, alla voce relativa alla produzione del lavoro. 2/10.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta