Regia di Freddie Francis vedi scheda film
E' un film fatto con poco, ma comunque riuscito. Una parte importante la gioca l'arte cinematografica di Freddie Francis, che io definirei quasi il Mario Bava inglese. Ci sono dialoghi sparuti (ma taglienti) e lunghi momenti in cui si osservano gli strani fenomeni originati del teschio maledetto. L'ambientazione e le scenografie, inoltre, sono molto curate: case tetre e ingombre di libri e supellettili, che fanno da giusto complemento alla vicenda narrata.
Ho trovato molto bravi Peter Cushing e Cristopher Lee, entrambi tipi dal volto poco rassicurante, che anzi è maschera di oscuri e torbidi pensieri. I loro personaggi sono infatti attratti da persone malefiche (come il marchese De Sade) e, di riflesso, dagli oggetti a loro appartenuti. Parimenti, si interessano di riti magici e satanici, però con il piglio dell'antropologo, cioè senza crederci. Non ci credono no, ma tutto ciò esercita su di loro un grande fascino e produce in essi una curiosità morbosa, che vogliono poi appagare con ogni mezzo. Specie il personaggio di Peter Cushing è così divorato dalla brama di sapere, di capire, di vedere, che ignora i molti segnali di pericolo, e pure gli avvertimenti (e il crocifisso) che riceve. Alla fine, tra lui antropologo ateo e materialista, ma attratto dal male, e gli adoratori del diavolo non rimane molta differenza.
Gli effetti speciali sono semplici, ma sono supportati da una tecnica cinematografica sapiente che riesce a far digerire bene i lunghi momenti senza dialoghi, dove il teschio malefico compie strani movimenti.
Il film si potrebbe definire un horror gotico-demoniaco, non molto diverso da quelli che in quegli anni giravano Roger Corman o Mario Bava. Freddie Francis ha fatto di meglio, ma questo film va secondo me comunque promosso; e poi la sequenza iniziale al cimitero, dove il solito professore pazzo dissotterra la bara di De Sade e ne decapita la salma, è inquietante e molto ben fatta. PS: i fili attorno al teschio, che rileva ad esempio il Mereghetti, io non sto neanche a cercarli, perché vorrebbe dire rovinarsi volontariamente la visione di un buon film.
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