Regia di Carol Reed vedi scheda film
La cetra è come una chitarra western nella Vienna diroccata dell'immediato dopoguerra. La città asburgica è come una vecchia signora decaduta, che si aggira con passo barcollante, e lanciando occhiate di traverso, fra le rovine delle antiche glorie. Beve e danza per dimenticare, improvvisando ritmi scanzonati ed indossando una pacchiana maschera da fiera. E' una Cassandra vincente, quella che si muove ciondolando in mezzo alle macerie, esibendo il trucco e la parrucca del suo triste trionfo. L'Europa postbellica di Carol Reed è un teatro dissestato abitato da apparenze sinistre. La cultura e l'autorità sono ridotte a una macchietta, e la gente comune sembra la caricatura del proletariato ritratto da Ejzenstejn. Niente è come sembra, tutti hanno qualcosa da nascondere, e nessuno è al suo posto: non c'è più innocenza nell'infanzia, né rispettabilità nella vecchiaia. L'oscurità degli androni abbandonati e dei cunicoli profondi è il rifugio ideale per una coscienza nera, che il ritorno della pace non basterà a rischiarare. Il "terzo uomo" è il fantasma invincibile e indelebile dei crimini di guerra, di quelle piccole e grandi concessioni al male che il demonio bellico riesce a strappare ad ogni uomo e che non è possibile seppellire in alcun modo. Quando la tempesta è passata, ritorniamo a noi e ci sembra che sia tutto finito: invece la nostra ombra è ancora là, nei luoghi proibiti dove un giorno, sciaguratamente, abbiamo deciso di passare.
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