Regia di Rupert Wyatt vedi scheda film
Professore associato di letteratura inglese a New York e rampollo di una ricca famiglia di banchieri, Jim Bennett si ritrova alla morte del nonno a dover gestire il difficile rapporto con la madre separata e le pulsioni autodistruttive di una sfrenata dipendenza dal gioco d'azzardo. Coinvolto in una spirale compulsiva senza via d'uscita ma anche in una appassionata storia d'amore con una sua studentessa, si espone economicamente con tre pericolosi strozzini e finisce per giocarsi tutto in una sola puntata alla roulette. L'amore per la sua bella ed una buona dose di fortuna lo renderanno un uomo diverso.
Remake di un famoso successo di Karel Reisz ('40.000 dollari per non morire' - 1974), apprezzato per l'ottima prova di James Caan e la splendida sceneggiatura di James Toback, questo dramma esistenzialista nella forma di un avvincente noir d'azione segna la riconferma Hollywoodiana del britannico Rupert Wyatt (produce la Paramount) dopo il riuscito 'L'alba del pianeta delle scimmie' - 2011 (più che un remake, uno spin off) e la fisicità senza sofismi di uno scattante Mark Wahlberg. Legato a filo doppio alla sua natura di action movie (trama lineare, montaggio serrato, sottotrama sentimentale) e alle ambizioni autoriali di un dramma della compulsione venato dalla labile traccia di un nichilismo in filigrana, il film di Wyatt finisce per non essere nè l'uno nè l'altro, tradendo tanto la prevedibilità dei meccanismi noir con personaggi ridotti a stereotipi (i tre strozzini tra cui spicca l'estro gigioneggiante del solito John Goodman) o poco definiti (la mamma Jessica Lange e la fidanzata Brie Larson che hanno davvero poco spazio nell'economia della storia) quanto la deriva esistenzialista di un personaggio border line che l'interpretazione tutta d'un pezzo del buon Wahlberg priva delle sue necessarie quanto intelleggibili sfumature caratteriali.
Ne risulta un dramma patinato e poco credibile dove i necessari approfondimenti legati alle motivazioni profonde di un personaggio su cui incombe l'assenza ingombrante di una figura paterna (lo sostituisce un nonno morente di cui poco si sa e si vuole sapere) sono solo parzialmente abbozzate nei dubbi amletici di uno scrittore mancato alla disperata ricerca di una dimensione totalizzante del talento (del 'tutto dentro o fuori') e dalle evoluzioni di una trama che lo conducono con troppa facilità (i pericolosi strozzini finiscono per non torcergli neanche un capello) all'epilogo scontato di una catarsi del 'vaffanculo' (vedere per credere le analogie tra il discorso di Matt Damon in 'Promise Land' e quello di John Goodman in questo film) con tanto di romantica sgambata finale da stracittadina alla Dustin Hoffmann. Cosa porti poi un milionario in erba a rischiare di perdere la vita per i soldi che ha già, resta un mistero tuttora irrisolto. Film che grava interamente sulla spalle di un efficace Mark Whalberg senz'altro meglio utilizzato altrove.
Tra Martin Scorsese (cui era inizialmente destinato il progetto) e Rupert Wyatt la differenza c'è e si vede eccome! Distribuito nelle sale cinematografiche statunitensi dal 1º gennaio 2015 ma ancora assente dalle sale italiane. Da recuperare con riserva: To be or not to be ...a gambler!
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