Regia di Ron Mann vedi scheda film
Elegia privata della cacofonia e molto sbilanciata sull'uomo rispetto alla sua arte.
Il miglior complimento che si può fare ad un artista è quello di essere diventato un’ aggettivo. Il peggior complimento che si può fare a questo documentario è di essere molto poco altmaniano. Il paradosso artistico del regista che rifiutava ogni tipo di modello per alla fine diventare esso stesso un modello da seguire non viene svelato. Altman è stato uno dei registi americani più importanti della storia del cinema e questo che si capisce guardando questo film, quello che non si capisce è il perché lo è diventato mancando la sua arte e la sua opera. La carriera del nostro è stata particolare, al centro della scena nei settanta di Mash e di Nashville, in calo negli ottanta e di nuovo su nei novanta di America oggi. Piena di riconoscimenti internazionali e di feste private dove come da copione abbondano i filmini amatoriali dei vari parenti del regista. Quello che riempie il film è l’Altman privato e familiare, i problemi di salute, i figli che provano a seguire le orme paterne e una compagna di vita appassionata. Quello che manca è la polifonia, e lasciare che la sua opera possa fluire senza tagli e manipolazioni, e un analisi seria della sua etica e della sua estetica, e capire perché negli anni ottanta è stato dimenticato e trascurato. Un documentario più curioso che critico, molto agiografico e poco coraggioso, poco dissacrante e troppo normale, poco altmaniano e molto ecumenico. Ritratto parziale di un artista poco gestibile per il sistema , pieno di opere che vengono citate ma non analizzate, che credo onestamente non sarebbe piaciuto al nostro.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta