Regia di Ron Mann vedi scheda film
Un ricordo di Robert Altman, regista americano e antihollywoodiano, iperattivo e incapace di seguire strettamente le regole, autore di una quarantina di titoli la gran parte dei quali memorabili.
In effetti di Altman uomo si sa poco: marito, padre, amico, l'Altman politico, quello 'civile'. E dire che di suo, di strettamente legato alle sue idee, ci ha messo parecchio nei suoi numerosi film; eppure è sempre riuscito a non scoprirsi più di tanto, anzi addirittura a salutarci in maniera apparentemente improvvisa, dopo un silenzioso calvario medico durato in realtà anni. Scritto da Len Blum (Beethoven 2, La pantera rosa) e diretto dal documentarista Ron Mann, questo lavoro colma molte lacune, raccontandoci una serie di lati imprevedibili del regista americano; tanto per cominciare lo vediamo ritratto in qualche filmino casalingo alle prese con la vita domestica, con la (terza) moglie Kathryn Reed e con i loro sei (!) figli - uno solo dei quali effettivamente nato dalla coppia; uno adottato e 4 da precedenti matrimoni - che prestano inoltre le loro voci per la lettura del commento 'off'. Per lo più le immagini riprendono le pellicole di Altman o lo vedono in servizio sul set, ma c'è anche qualche chicca gustosa qua e là, come alcuni secondi tratti da ben tre suoi cortometraggi rimasti inediti; degli innumerevoli premi ricevuti in carriera, Mann sceglie di ricordare soltanto l'Oscar del 2006 e i due riconoscimenti ottenuti a Cannes, cioè la Palma d'oro del 1970 e quella come miglior regista del 1992. A collegare le varie parti della narrazione troviamo brevi inserti nei quali una serie di volti celebri (Robin Williams, Bruce Willis, Elliott Gould...) che hanno avuto direttamente a che fare con Altman, rispondono alla domanda: "Cosa significa 'altmanesque'?". Ciascuno fornisce la propria personale definizione contribuendo a formare, tessera dopo tessera, il mosaico della personalità del grande cineasta. 6,5/10.
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