Regia di Chaitanya Tamhane vedi scheda film
VENEZIA 71. MOSTRA INTERNAZIONALE D'ARTE CINEMATOGRAFICA - ORIZZONTI - PREMIO MIGLIOR FILM - PREMIO MIGLIOR OPERA PRIMA
Un umile operaio viene trovato cadavere nei pressi della tubatura delle fogne dove lavora da tempo.
L'ipotesi, anzi la certezza, è che l'uomo si sia suicidato, come galvanizzato dalle parole provocatorie di un anziano cantante che giorni prima, ad una festa, allo steso modo di un raapper, aveva speso parole cantate polemiche considerate a posteriori di incitamento al suicidio, e come tali ritenute sufficienti a far leva sulla sensibilità turbata di un uomo anche aafflitto da problemi di alcolismo, inducendolo al gesto fatale.
Tramonta ogni altra supposizione, né si tiene conto del fatto che i miasmi gassosi di quell'ambiente malsano potrebbero benissimo aaver sofffocato l'uomo, che dalle indagini di un suo solerte avvocato, risulterà per nulla equipaggiato a quel lavoro tremendo e pure solito a pratiche molto approssimaative per verificaare lo stato dei luoghi da bonificare.
Un film processuale indiano molto interessante, in cui i giudici diventano come degli dei, divinità burocratiche che tutto possono sui destini sia di povera gente palesemente innocente, sia di colpevoli senza appello.
La rapidità con cui vengono prese certe decisioni, o al contrario la tendenza a rimandare all'infinito laa chiusura di un processo anche solo per dettagli futili (una donna vestita di verde e senza maniche non è ritenuta idonea per deporre), sono davvero sconcertanti,. Certo è vero che, tenendo conto dei tempi medi della nostra giustizia, possiamo meravigliarci, stupirci per certi modi freddi ed indifferenti di affrontare i casi, ma non certo scandalizzarci o sentirci migliori o superiori a tale drammatica realtà.
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