Regia di Ognjen Svilicic vedi scheda film
VENEZIA 71. MOSTRA INTERNAZIONALE DI ARTE CINEMATOGRAFICA – ORIZZONTI
Dalla Croazia grigia e plumbea della periferia di Zagabria arriva un nuovo “borghese piccolo piccolo” che offre uno sguardo insistito e, forse proprio per questo, grottesco e quasi irreale, di un nucleo familiare elementare ed apparentemente come tanti: marito autista, moglie casalinga e un unico figlio adolescente di nome Tomica.
Costui rientra a casa che è quasi mattina e i genitori, seppur leggermente contrariati, lo lasciano riposare. La mattina si accorgono che il volto del figlio è livido dalle botte ricevute, in “occasione di un diverbio tra ragazzi”. “facevamo gli stronzi”, minimizza il giovane, che tuttavia viene portato al pronto soccorso per un esame più accurato, e quindi ricoverato per complicazioni che si riveleranno letali e definitive.
Lo sconcerto dei genitori a questo punto anziché sfociare in scene di dolore incontrollate, prende la piega grottesca di uno stupore irreale, al quale forse può indurre lo shock di una scomparsa subitanea ed improvvisa, che non ti lascia neppure il tempo di prepararti al dolore.
Inebetiti e maldestri ancora più del solito, i genitori intraprenderanno due percorsi inizialmente diversi per assimilare il dolore della disgrazia: l'apatia della madre, inetta anche nelle più elementari faccende domestiche, lascerà posto nel marito ad un desiderio di vendetta che sfiorerà la tragedia.
Il film punta sul realismo sognante di due volti stravolti dallo shock ed incapaci di assimilare un dolore che neppure riescono bene a percepire. Il risultato è stordente e caratterizzato da situazioni che diventano realmente grottesche, come in una macabra farsa che tenta di prendersi gioco di tragedie irrecuperabili. Ma il piccolo e corto film è almeno interessante per come riesce ad infondere, nel suo finale, un lieve barlume di speranza tra due coniugi che uniscono le loro forze esauste dall'immane disgrazia, per resistere ed andare avanti.
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