Regia di Ben Safdie, Joshua Safdie vedi scheda film
VENEZIA 71. MOSTRA INTERNAZIONALE DI ARTE CINEMATOGRAFICA – ORIZZONTI
Da due fratelli registi americani quasi nemmeno trentenni, Josh e Benny Safdie, giunge nella sezione Orizzonti la trasposizione cinematografica di una vita vera, drammatica e contemporanea: quella di Arielle Holmes, tossicodipendente ventenne che trascorre le giornate tra i quartieri più degradati della Grande Mela in compagnia di una gang di coetanei, dipendenti dalle droghe pure loro, tra furtarelli e mille espedienti per tirar su la somma giornaliera per acquistarsi la dose e dormire al riparo.
Arelle interpreta se stessa, coadiuvata da altri ragazzi presi come lei dalla strada, ed incontrati dai due registi mentre stavano effettuando le ricerche per le location di un'altra loro produzione.
Ad affiancarli l'unico attore protagonista, quel mefistofelico e sempre sofferto Caleb Landry Jones che non passa mai inosservato: qui tanto meno, nei panni del perverso e senza cuore compagno drogato di Arielle, che prima la incita al suicidio, poi la soccorre tardivamente, poi la abbandona improvvisamente all'interno di un autobus, fuggendo a sua insaputa verso un vero e proprio capitolo fnale “bruciante”, letteralmente. La sua interpretazione “manesca” e incontrollata lo rende più vero dei veri attori presi sulla strada ed aggiunge un ulteriore tassello importante alla sua già notevole giovane carriera di interprete. (lo ricordiamo, tra gli altri, in Antiviral, Byzantium, Queen and Country, Contraband).
Realismo esasperato e schizzato, che si riflette nella regia energica e negli stacchi frenetici di una macchina che non molla i suoi protagonisti e li segue anche e soprattutto quando i reciproci corpi si sfiorano o si battono in duelli corpo a corpo rabbiosi e furenti. Una colonna sono adeguatamente schizzata ed elettronica di rock duro tutto percussioni e suoni allucinati riesce a rendere visivamente concreto il delirio senza fine di un labirinto dal quale uscirne risulta quasi impossibile. Non sappiamo veramente se Arielle, raccontandocelo in prima persona, ci stia assicurando che per lei l'uscita dal tunnel è avvenuta, ma il fatto di vederla percorrere i propri passi nel delirio della discesa agli inferi ci incute una certa impressione, nell'ambito di un film che disturba e dunque coglie nel segno.
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