VENEZIA 71. MOSTRA INTERNAZIONALE D'ARTE CINEMATOGRAFICA - ORIZZONTI
Puntuale, prolifico e costante torna il coreano Hong Sangsoo a raccontarci lieve, quasi inconsistente, ma pienamente in possesso di uno stile personale inconfondibile che trova certamente detrattori ma anche appassionati e fedeli proseliti, i suoi crucci amorosi che complicano la vita al triangolo consueto di suoi protagonisti. Questa volta la coreana Kwon, insegnante con alcuni problemi di salute ed emotivi, è continuo oggetto di attenzione da parte dell'ex collega giapponese Mori, che non ricevendo più sue notizie dopo che costei non aveva acconsentito a sposarlo ed anzi era rientrata in Corea, decide di volare da lei per parlarle e decidere come organizzare il loro rapporto non ben definito.
Ma Kwon sembra scomparsa: in realtà è in un luogo montano a farsi curare presso una clinica gestita da "pastori". Ha con sé le lettere di Mori, ma a causa di uno svenimento il loro ordine si scompagina e la donna non riesce a rimettere in ordine il filo dei pensieri dell'uomo, che intanto la aspetta in Corea e familiarizza con un'altra donna, a sua volta fidanzata con un uomo gretto e fedifrago.
Introdotto da musiche classiche complici ed accattivanti che alla fine ci congedano anche dall'opera, il nostro Eric Rohmer coreano risulta sempre, nel bene e nel male, uguale e coerente con se stesso, parlandoci con lievità di problemi di coppia ed amorosi che non sempre trovano una adeguata o soddisfacente soluzione. C'est la vie...
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